Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 26 gennaio 2022-1 febbraio 2022, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (in Liguria -24,6%), anche se continuano ad aumentare i casi attualmente positivi per 100 mila abitanti: 3.165. Ancora fuori dai limiti sia i posti letto in area medica occupati da pazienti Covid (39,9%) e i posti letto in terapia intensiva (14,9%).
Scendono da 51 a 20 le province con incidenza superiore ai 2.000 casi per 100.000 abitanti e non c’è nessuna ligure.
«Resta ancora alta la pressione sugli ospedali a livello nazionale – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – sebbene, rispetto alla scorsa settimana, nei posti letto occupati da pazienti Covid si registri una sostanziale stabilità dei ricoveri in area medica, -0,8% e una flessione di quelli in terapia intensiva -8,4%».
Per quanto riguarda i vaccini la Liguria ha superato l’80% di popolazione vaccinata con ciclo completo, con il 3% che ha fatto solo la prima dose.
Per quanto riguarda i vaccini ai giovani nella fascia 5-11 anni la Liguria resta nelle retrovie con il 10,2% di giovani che hanno completato il ciclo e il 13,8% che ha almeno ricevuto la prima dose.
Bisogna tenere conto anche del rinvio delle prenotazioni vaccinali degli studenti in quarantena.
Per quanto riguarda la terza dose la Liguria è penultima con il 75,2% della copertura.
Sulla quarta dose, riferisce Gimbe, la European Medicines Agency (Ema) ha suggerito di prenderla in considerazione solo per gli immunocompromessi. «Considerato che molti soggetti appartenenti a questa categoria – sottolinea Cartabellotta – hanno ricevuto la terza dose oltre 4 mesi fa, si auspica una decisione tempestiva in merito da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco e del ministero della Salute».
Sull’efficacia i dati dell’Istituto Superiore di Sanità dimostrano la riduzione dell’efficacia vaccinale a partire da 3 mesi dal completamento del ciclo primario e la sua risalita dopo la somministrazione del richiamo. In particolare: l’efficacia sulla diagnosi scende progressivamente dal 63,8% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 36,4% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 68,1% dopo il richiamo; l’efficacia sulla malattia severa scende progressivamente dal 92% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni all’86,2% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 95,8% dopo il richiamo.
Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 32,6-72%), ma soprattutto di malattia grave (del 72,3-89,4% per ricoveri ordinari; del 87,7-95% per le terapie intensive) e decesso (dell’81,5-93,9%).
Per chi ha effettuato la terza dose sarebbe ottimale allineare la durata del green pass a quella dell’efficacia vaccinale sulla variante omicron, ormai prevalente. Tuttavia, se nei confronti dell’infezione l’efficacia dopo la dose di richiamo si riduce del circa 50% rispetto a delta e declina a breve termine, sulle forme severe di malattia rimane elevata (intorno al 90%). Peraltro, secondo due studi condotti nel Regno Unito e negli Usa, la protezione verso la malattia grave permane oltre i 3 mesi dall’effettuazione del booster, ma non esistono dati a lungo termine.
«In altre parole – spiega il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta – è impossibile allineare la durata dell’estensione del green pass all’efficacia della terza dose, perché quella sul contagio ha una durata troppo breve e quella sulla malattia grave a lungo termine non è nota. D’altro canto, come già ribadito dall’Ema, a oggi non ci sono evidenze scientifiche per supportare la somministrazione di una quarta dose nella popolazione generale – che andrebbe a definire la nuova scadenza del certificato verde – ma non si può nemmeno escludere che possa essere necessaria in futuro. Ecco perché l’utilità del green pass va oggi rivalutato secondo una prospettiva differente».
Il green pass oggi, secondo Gimbe, è poco efficace nell’arginare la diffusione del virus: la vaccinazione riduce il rischio di contagiarsi e di contagiare, ma l’efficacia declina dopo circa 90 giorni e con la variante omicron è circa la metà della delta. Tuttavia, il green pass rilasciato dopo la terza dose di vaccino è fondamentale per tutelare la salute individuale e, indirettamente, anche quella collettiva. Infatti, la protezione nei confronti della malattia severa declina molto meno rispetto al contagio e, soprattutto, torna a livelli molto elevati dopo il booster anche con la variante omicron. Pertanto, sul piano della regolamentazione, la disciplina del green pass da vaccinazione dovrà essere valutata in relazione all’obiettivo di ridurre il sovraccarico ospedaliero e limitare il rinvio di prestazioni per patologie non Covid.
«Secondo le attuali evidenze scientifiche – conclude Cartabellotta – non è possibile definire una scadenza per il super green pass condizionata dall’efficacia del booster e nemmeno escludere la necessità di una quarta dose. Ma, in quanto strumento che limita le libertà personali, la certificazione verde non può avere durata illimitata. Ovvero, qualunque decisione politica dovrà essere rivalutata nel tempo in base all’emergere di nuove evidenze, ma bisogna comunque fissare una precisa scadenza».