Mario Tasca è il nuovo arcivescovo di Genova. Angelo Bagnasco, 77 anni, lascia la carica dopo 14 anni.
Dopo le indiscrezioni da fonti interne alla Curia contattate da Liguria Business Journal, la conferma ufficiale è arrivata alle 12. Marco Tasca, già ministro generale dei frati minori conventuali (cioè il successore di San Francesco), è nato a Sant’Angelo di Piove (Padova) il 9 giugno 1957, Tasca è entrato nell’Ordine a Camposampiero il 29 settembre 1968. Nel seminario serafico di Pedavena (Bl) ha frequentato il ginnasio, e il liceo classico a Brescia.
Ha emesso la professione temporanea il 17 settembre 1977 e quella solenne il 28 novembre 1981. È stato ordinato sacerdote il 19 marzo 1983 a Sant’Angelo di Piove (Pd).
È stato custode del convento che raccoglie le spoglie mortali di San Francesco ad Assisi. Ministro generale dei frati minori conventuali dal 2007, è stato anche guardiano di Campo San Piero, l’ultimo posto dove Sant’Antonio è stato visto vivo.
Per Genova si tratta di un “cambio di rotta” notevole rispetto all’impostazione dal cardinale Siri in avanti.
Questo il testo del saluto del nuovo Arcivescovo:
“Fratelli e sorelle carissimi, nel giorno in cui viene resa pubblica la notizia della mia elezione a vescovo della Chiesa di Dio che è in Genova, mi rivolgo a voi con le parole di San Francesco: “Il Signore vi dia pace!”. È proprio nella pace del Risorto che saluto fraternamente il vescovo Angelo, che fino a questo momento vi ha guidati e condotti sulla via del Vangelo; insieme a lui saluto il vescovo ausiliare Nicolò, i presbiteri, i diaconi, le religiose e i religiosi, gli operatori pastorali, i catechisti e tutti i fedeli laici della nostra Chiesa particolare. Tutti il Signore benedica e ricolmi della sua grazia.
Con molta semplicità vi confido che, qualche giorno, il mio cuore è colmo di trepidazione per l’inattesa notizia; al contempo, mi abita la serena certezza che il Pastore e guida delle nostre anime è il Signore Gesù, che riempie di gioia pasquale la nostra esistenza e ci conduce al Padre. È per questo che, quasi naturalmente, in questi giorni di attesa mi sono trovato a ripetere nel mio cuore questa preghiera a Gesù: “Signore, mostraci il Padre e ci basta” (Gv 14,8).
Mi ha sempre colpito il fatto che proprio la paternità sia la cifra più caratteristica della natura di Dio: è Gesù stesso a mostrarcelo, rivolgendosi a Dio con il termine “Padre” nel momento in cui insegna ai discepoli in che modo debbano vivere la dimensione fondamentale della preghiera. Questo insegnamento di Gesù contiene un’importante conseguenza per la vita di noi cristiani: la paternità divina è la fonte e il modello di ogni relazione all’interno della Chiesa.
Come figli dell’unico Padre, impariamo a essere, sentirci e vivere da fratelli; e sempre dalla paternità di Dio prende forma e contenuto genere di servizio e ministero all’interno della famiglia ecclesiale.
Ogni pagina del Vangelo ci insegna che la paternità di Dio si declina concretamente nella vita dell’uomo con i colori della misericordia, che è l’altra cifra indispensabile per comprendere il cuore del Padre. Nel volto, nelle mani, nelle parole e nei gesti di Gesù, questa misericordia rende viva e palpitante la presenza di un Padre che non si contenta di attendere, ma muove il primo passo alla ricerca dell’uomo, bisognoso di perdono e assetato di pace. Nella sua disarmante novità, il messaggio evangelico ci annuncia che misericordia significa “miser in corde Def”: il cuore del Padre misericordioso è spalancato per noi, nella misura in cui siamo capaci di riconoscerci “miseri”. Fratelli e sorelle, condivido queste riflessioni per dirvi che vengo a voi animato dal forte desiderio di vivere con voi in una comunità ecclesiale che costantemente rinnova a Gesù l’accorata richiesta degli apostoli: “Mostraci il Padre”. Fin da questo momento chiedo a Dio – e vi invito a chiedere con me e per me – che la mia missione tra voi sia caratterizzata dalla costante ricerca della comunione, del dialogo, della relazione fraterna. Porto con me, come povera dote, ciò che ho cercato di imparare e di vivere in questi ormai quasi quarant’anni di vita religiosa francescana, che si riassume nella fraternità. Come vostro vescovo, desidero essere padre e fratello, con il cuore sempre aperto all’ascolto e all’accoglienza tanto di coloro che verranno a bussare alla mia porta, come- vorrei dire, soprattutto! – di coloro che, per qualunque ragione, si trovano o si sentono lontani dalla nostra comunità ecclesiale.
Mi affido con tutto il cuore alla vostra preghiera, in attesa di incontrarvi tutti e ciascuno nella bella città di Genova, che da oggi sento anche mia. Interceda per tutti noi e ci conduca al Figlio suo benedetto la Vergine Santissima, che con voi imparo a venerare sotto il titolo di Madonna della Guardia. Il Signore vi dia pace!”