«Il 2024è stato ancora un anno di tensioni soprattutto per il protrarsi dei conflitti tra Russia e Ucraina e in Medio Oriente. Nel nuovo anno dovremo, innanzitutto, capire se Trump manterrà quanto promesso in campagna elettorale, ovvero se la “guerra dei dazi” non sarà più solo uno slogan ma verrà seguito da azioni concrete sul mercato. E sarà importante anche capire come si muoverà la nuova Commissione europea, alle prese con le molteplici crisi, produttive, economiche, energetiche, che attanagliano il nostro continente e con gli scenari politici internazionali. Le imprese dovranno, dunque, assumere decisioni strategiche in grado di rispondere tempestivamente al mutare del quadro mondiale». Così il direttore generale di Spediporto Giampaolo Botta traccia un bilancio dell’anno che si chiude e delinea le prospettive per i prossimi 12 mesi
«Il mondo – prosegue Botta – sta cercando strade alternative alle tradizionali vie di accesso ai mercati, ai paesi dove i beni vengono venduti o prodotti e lo sta facendo studiando soluzioni flessibili e più economiche. Ecco allora che, con la crisi di Suez, si valutano percorsi che non siano la circumnavigazione del Capo di Buona Speranza, si guarda al rilancio della One Belt One Road, al nuovo corridoio IMEC e in generale a quelli Nord-Sud»
Per quanto riguarda la portualità italiana, secondo Spediporto i dati tendenziali di fine anno delineano un quadro sostanzialmente stabile in termini di volumi rispetto agli anni passati. Per i porti di Genova e Savona, secondo anche quanto riferito dalla stampa, il bilancio finale 2024 si attesterà a quota 2 milioni e 800 mila teu contro i 2 milioni e 740 mila movimentati nel 2023. Per il solo porto di Genova, invece, dai 2 milioni e 394 mila teu dello scorso anno, si passerà a 2 milioni e 450 mila teu per il 2024.
«Evidentemente – osserva Botta – nel nostro paese si sta sbagliando qualcosa nella strategia di posizionamento rispetto alle grandi direttrici mercantili internazionali. Sicuramente c’è un aspetto economico da considerare: le tasche degli italiani non sono piene, si è attenti a come si spendono i soldi e, dunque, i consumi sono stabili. Ma ci sono anche altri aspetti da valutare soprattutto alla luce degli investimenti in infrastrutture che si stanno mettendo a terra. Ed è indispensabile semplificare le procedure, investire in servizi tempestivi ed economici per la merce. Solo così potremo contrastare i porti del Nord Europa che stanno scippando volumi importanti di contenitori».