Il presidente della commissione regionale Antimafia della Liguria Roberto Centi, commenta la maxi inchiesta di corruzione che ha coinvolto, tra gli altri, il governatore Giovanni Toti e il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani.
«L’inchiesta che questa mattina ha portato all’arresto, tra gli altri, del governatore Giovanni Toti, dell’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini e dell’imprenditore Aldo Spinelli è di una gravità assoluta per i capi d’accusa emersi dal lavoro d’indagine della procura. Un sistema di potere consolidato nel tempo e oliato da un continuo ricorso a tangenti e finanziamenti illeciti. Ancora più grave è il coinvolgimento della mafia siciliana nelle indagini, che dimostra come la Liguria non sia solo terra di ‘ndrangheta ma anche di altre mafie, come la Camorra e Cosa Nostra. Su questo aspetto serve subito chiarezza per far emergere eventuali legami tra la politica e la criminalità organizzata».
Centi ricorda che nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio, ma anche che «non possiamo non ritenerci preoccupati per il filone di indagini che vedono coinvolta la mafia siciliana. Secondo quanto prospettato dalla procura della Repubblica al capo di gabinetto e coordinatore regionale della campagna elettorale 2020 per la lista ‘Cambiamo con Toti presidente’, Matteo Cozzani viene contestato il reato di corruzione elettorale, in concorso con Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, i rappresentanti della comunità riesina di Genova. Cozzani e i due Testa avrebbero promesso posti di lavoro e il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti della comunità riesina di Genova, almeno 400 preferenze, e di altri siciliani verso la lista del presidente Toti. E ancor più grave sarebbe l’aggravante contestata per aver commesso il reato di corruzione elettorale al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, nello specifico del clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova».
Centi sostiene che grazie alle decine di audizioni fattte in questi anni era emerso un quadro della criminalità organizzata ben più complesso. «L’arresto del boss Bonavota lo scorso anno nella cattedrale genovese di San Lorenzo e la recente indagine sul palermitano ‘re dei surgelati’ Vetrano avevano già dato precise indicazioni sul ruolo tutt’altro che marginale di Cosa Nostra in Liguria. L’indagine di questa mattina dimostra inoltre quanto andiamo ripetendo da tempo: gli interessi della criminalità organizzata sono sempre più portati avanti dai cosiddetti ‘colletti bianchi’, imprenditori e talvolta anche politici, perfettamente inseriti nel sistema economico e di potere della nostra regione. Questa è la realtà, e su questa realtà dobbiamo costruire gli anticorpi per saper riconoscere e debellare il fenomeno».