Toti è sotto attacco per il bilancio della sanità ligure. Poco dopo la nota di Tosi (M5S) sono arrivate quelle di Azione, Pd, Cgil Liguria. Sul presidente della Regione si è rovesciata una valanga di critiche. Il consigliere regionale di Azione Pippo Rossetti spiega: “Avevamo chiesto di sapere qual è lo stato di salute del sistema sanitario regionale e quello del bilancio della Regione. Le nostre paure sono state confermate: abbiamo maturato un disavanzo di 144 milioni di euro di cui non conosciamo la ragione e per il quale siamo sorpresi, perché le liste d’attesa e i servizi sono comunque peggiorati”.
“Toti dice che non vuole aumentare l’Irpef – precisa Rossetti – ma la legge dice che per colmare i disavanzi sanitari si utilizza l’Irpef dell’anno successivo. Se non aumenta l’Irpef, come vorrebbero tutti i liguri, cosa farà? Verranno ridotti i servizi per 144 milioni come invece non vogliono i liguri? Il presidente e l’assessore devono spiegare cosa vogliono fare e devono farlo adesso. Nel 2022 hanno accumulato un disavanzo di 33 milioni, coperti con i soldi del 2023. È evidente che il sistema non regge, non è programmato né controllato. Toti aveva annunciato che impegnava 50 milioni sulla diagnostica, 35 regionali e 15 statali, ma ora è in grado di confermarli? Sono soldi dentro il deficit o oltre?”
“Il 6-7% dei cittadini non si cura e bisogna metter mano al portafoglio o andare fuori regione – conclude Rossetti -. Constatiamo che il sistema sanitario regionale è allo sbando. Anche l’affermazione che la soluzione è in capo ai direttori generali delle Aziende ci lascia basiti. Se non ci sono scelte di sistema regionale non si va da nessuna parte. Avevamo detto in tempi non sospetti che Direzione Sanità Regionale, Alisa e Unità di Missione creavano una sovrastruttura di governo del sistema costosissima e che avrebbe creato essa stessa dei problemi. Il bilancio della sanità non può essere gestito in modo ragionieristico, cioè teso solo al pareggio di bilancio, perché deve garantire i livelli essenziali di assistenza e di cura. Oggi né il bilancio né l’assistenza sono sufficienti. E a pagare sono i cittadini più fragili”.
Il capogruppo del Partito Democratico in Regione Luca Garibaldi denuncia: “Toti aveva promesso il ‘Restart Liguria’, ma sta portando il sistema sanitario pubblico al ‘default Liguria. Il buco di bilancio della sanità non c’è, non ci sarà e non c’è mai stato dichiarava Toti meno di 3 mesi fa. Poi a dicembre invece staccava un assegno da 35 milioni di euro per coprire il buco 2022. E ora sui giornali appaiono ricostruzioni non smentite di riunioni d’emergenza con tanto di scaricabarile sui direttori generali da lui appena riconfermati in merito alle responsabilità di un nuovo buco di oltre 140 milioni di euro nel 2023; con l’annuncio di tagli ai servizi per 70 milioni e l’arrivo di una nuova società di consulenza esterna per ‘razionalizzare’ il tutto ed evitare il commissariamento. Dal ‘restart Liguria’ Toti sta portando la sanità pubblica al ‘default Liguria’”.
“Prendiamo atto – aggiunge Garibaldi – che la giunta e la maggioranza ora discutano di quel disavanzo che fino a poco fa negavano esistesse e annunciano “piani di rientro” e nuove soluzioni emergenziali, per evitare il disastro. Il vero disastro però è alla fonte, cioè le politiche sanitarie di Toti, che non sono state in grado di garantire i servizi nella sanità pubblica: ha investito 60milioni di euro per abbattere le liste d’attesa, ma nel 2023 sono 850mila le prestazioni in più da affrontare. La mobilità passiva costa alla Regione 70milioni di euro quando nel 2016 era di 60 milioni (altro che miglioramento). Aumentano le liste d’attesa, manca il personale, aumenta la mobilità. E nel futuro il quadro è ancora più critico: che fine faranno i 50 milioni annunciati per le liste d’attesa, se si annunciano tagli per oltre 70 milioni? In otto anni nessun ospedale promesso da Toti è stato realizzato, con interi reparti ormai, mantenuti con il ricorso con personale a gettone. Senza risorse le AslL come li realizzeranno gli investimenti? Ora si annunciano tagli: quali altri servizi saranno colpiti?”
Secondo Garibaldi “Per carità di patria, si dovrebbe chiudere per manifesta indegnità Alisa, un carrozzone con un bilancio di 400 milioni di euro che doveva ‘coordinare’ le aziende e razionalizzare la spesa sanitaria, e che ha pienamente fallito nel suo ruolo. Tant’è che ora si annunciano le ennesime consulenze esterne, con i tagli lineari ai bilanci delle aziende. È chiaro ormai che siamo di fronte a una situazione gravissima, sulla quale occorre chiarezza in tutte le sedi e non stucchevoli scarichi di responsabilità, ma che rappresenta la prova del fallimento completo di Toti e della sua gestione della sanità, sia per i conti fuori controllo sia per i servizi sempre più carenti, nonostante l’aumento del debito”.
Cgil Liguria sostiene che “In realtà la sanità ligure ha noti problemi strutturali e questo accade nonostante l’arrivo puntale dei dati di Alisa che cercano di alleggerire una situazione disastrosa che è sotto gli occhi di tutti, soprattutto di chi è costretto a curarsi fuori Regione. Le cause delle liste d’attesa vanno ricercate nel Piano socio-sanitario della Regione e nella sua attuazione concreta a partire dalla strutturale carenza di personale nelle strutture pubbliche, alla mancanza di una necessaria riorganizzazione della medicina territoriale che va potenziata e senza la quale i pazienti sono costretti a rivolgersi ai pronto soccorso o, appunto, alla sanità di altre regioni. Le cabine di regia – precisa Cgil Liguria – possono essere uno strumento utile se è chiaro su quali direttrici si orientano. Qualche mese fa il presidente Toti ha annunciato ai sindacati confederali che sarebbero disponibili 50 milioni di euro da destinare al taglio delle liste d’attesa. Ci chiediamo, visto anche il presunto buco di bilancio, quanti ne siano veramente disponibili e soprattutto se queste risorse verranno indirizzate per rispondere alla necessità di rafforzare il sistema pubblico anche per i prossimi anni, o saranno solo disponibili per il mercato privato che ha obiettivi diversi rispetto a quelli del servizio sanitario pubblico il cui obiettivo è il diritto universale alla salute che non lascia solo o indietro nessuno. I problemi della sanità ligure possono essere risolti solo con una visione complessiva che abbia l’obiettivo di incentivare il servizio pubblico e, a fronte di questa situazione che mette a rischio il sistema socio sanitario ligure, la Cgil chiede alla Regione chiarezza e un confronto urgente nelle sedi istituzionali”.