Una base di giovani che si assottiglia e una crescita della componente femminile che consente la tenuta dei numeri. La professione del consulente del lavoro, la sua evoluzione e le sue problematiche è stata riassunta in un corposo report realizzato dall’ufficio studi nazionale che ha evidenziato anche delle peculiarità in Liguria.

Per esempio la Liguria è terza in Italia per percentuale di presenza femminile sul totale degli iscritti con il 55,8% dietro a Emilia-Romagna e Piemonte.
«Non abbiamo mai riflettuto sul perché – afferma il presidente dell’Ordine di Genova Fabrizio Marti – siamo da sempre abituati, pensiamo al ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone che è stata nostro presidente nazionale per anni.
Anche la Liguria soffre di ricambio generazionale: «Basti pensare che all’ultimo esame di Stato per l’abilitazione al titolo in Liguria erano solo 15 i candidati, di questi gli ammessi sono stati 10. Non è solo un problema della nostra regione. C’è un po’ una titubanza a intraprendere la libera professione». Il “peso” della Liguria sul totale nazionale è stato del 2,3% dal 2019 al 2022, sceso al 2,2% nel 2023.
Proprio per cercare di attirare i giovani, gli ordini provinciali liguri hanno firmato una convenzione con l’Università di Genova: «Uno studente universitario può iniziare il praticantato anche sei mesi prima di laurearsi, quindi gliene rimarrebbero poi solo dodici».
I candidati ideali sono coloro che hanno fatto studi in ambito giuridico-economico o nelle scienze politiche. «Probabilmente il fatto che il guadagno non è così immediato – sospetta Marti – rispetto all’inserimento in una struttura aziendale, ad esempio nelle società di revisione, non rende appetibile la professione». I numeri degli ultimi esami preoccupano sia appunto sull’assenza di ricambio, sia sui riflessi della ridotta contribuzione per la cassa di previdenza. In Liguria al 24/1/2024 sono 561 gli iscritti all’Enpacl, i pensionati sono 332: il 59%. A livello nazionale questa percentuale è del 46,5%.
«Cercheremo con la nostra associazione dei Giovani consulenti del lavoro di andare a stimolare i colleghi ad accogliere nello studio un praticante dandogli anche una prospettiva», annuncia Marti.
Nel 2023 la distribuzione degli iscritti per età in Liguria vede i giovani sino a 40 anni al 13,5% del totale (in proporzione dietro a Trentino-Alto Adige, Veneto, Calabria, Lombardia, Campania, Basilicata, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Puglia, Piemonte), addirittura la fascia da 41 a 50 anni è al 22,3% ed è la percentuale più bassa d’Italia, segno che le difficoltà sono presenti già da diversi anni. I consulenti liguri tra 51-60 anni rappresentano invece il 33,5% (terzo posto dietro Sardegna e Lazio), il 19,3% ha tra 61 e 70 anni e l’11,4% ha oltre 70 anni (anche qui valore da top 5).
Eppure la consulenza del lavoro sta ampliando le proprie competenze con tutte le attività collegate al cosiddetto welfare aziendale. Il “core business” resta l’amministrazione del personale, con la gestione del libro paga delle pmi, mentre di solito le grandi aziende hanno figure interne e si rivolgono al professionista proprio per consulenze extra. «Oltre alle big ora anche le pmi si stanno interessando al welfare – commenta Marti – soprattutto in questi periodi in cui i limiti di esenzione sono stati elevati ed è diventato interessante per un’azienda fare welfare». Tra le altre tematiche che oggi sono richieste c’è la consulenza sui rapporti di lavoro, sulle relazioni sindacali e in materia previdenziale. Pochi si occupano di sicurezza sul lavoro.
L’innovazione, con l’utilizzo anche di sistemi di intelligenza artificiale è un tema che a livello nazionale è stato toccato agli stati generali della professione: «Da parecchio tempo usiamo programmi specifici – chiarisce Marti – anche perché ormai l’interfaccia con la P.A. è sempre più digitalizzata. A supporto dell’attività di consulenza che è sempre dell’uomo, sicuramente l’intelligenza artificiale può essere un aiuto e non qualcosa che spaventa. Va gestita e utilizzata al meglio».
A livello nazionale, nel mese di settembre 2023, Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha realizzato un’indagine su un campione di 1495 iscritti agli Ordini per approfondire i cambiamenti intervenuti nella professione dopo l’emergenza Covid e l’orientamento verso il mercato dei servizi professionali.
La sfida derivante da una domanda di servizi professionali sempre più specialistica trova rispondenza in un modello organizzativo più complesso che se ancora trova il suo baricentro nello studio individuale vede, soprattutto in alcune aree del Paese, crescere forme più articolate tra partnership, collaborazioni e promozione.