«Era scontato, sono mesi che lo vado dicendo, che Mittal non intendeva mettere più soldi. L’Europa non è al centro delle sue attenzioni, l’Asia e l’America sono ormai i suoi mercati di riferimento. In India c’è un potenziale di crescita gigantesco, negli Usa non ci sono i problemi causati dalla normativa sulla CO2 che ammazza gli altoforni in Europa». Così Antonio Gozzi, presidente di Duferco e di Federacciai, commenta la rottura avvenuta oggi tra Governo italiano e Arcelor Mittal sulla vicenda ex Ilva.
Una nota del Governo annuncia che nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi con ArcelorMittal sull’ex Ilva di Taranto, la delegazione del Governo ha proposto ai vertici dell’azienda la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, così da concorrere ad aumentare al 66% la partecipazione del socio pubblico Invitalia, unitamente a quanto necessario per garantire la continuità produttiva.
Lakshmi Mittal, il fondatore del gruppo franco-indiano, ha deciso di tornare da protagonista in India, dove c’è fame di acciaio: con una popolazione ormai superiore a quella cinese, in India vengono prodotti 150 milioni di tonnellate all’anno, come l’Europa, ma nove volte meno della Cina e non esistono i vincoli ecologici imposti da Bruxelles.
«In Europa – dichiara Gozzi a Liguria Business Journal – o cambia la normativa o gli altoforni chiuderanno tutti».
In Italia esiste anche il problema dei rapporti tra l’autorità politica e il colosso siderurgico ereditato dal primo Governo Conte. «Spero – conclude Gozzi – che per l’occasione si trovi il modo di conoscere i patti parasociali sottoscritti a suo tempo dal Governo Conte e rimasti un mistero».