«Il governo attuale considera Arcelor Mittal un imprenditore e non un interlocutore normale. Ma Arcelor Mittal non ha prodotto alcun risultato in quattro anni né in termini occupazionali né produttivi e di risanamento ambientale. Questo era sufficiente per non andare avanti. Bisogna evitare di continuare a credere a questa impresa. Il governo deve prendersi la governance, non c’è alternativa a questo altrimenti sarà una trattativa a perdere». Lo dice il segretario della Uilm Rocco Palombella al termine del tavolo sulla ex Ilva come riportato dall’Agenzia Dire.
Questa mattina la manifestazione romana e poi la successiva convocazione a Palazzo Chigi dei segretari dei metalmeccanici. Oggi è stata giornata di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo Acciaierie d’Italia. La protesta di 24 ore, 8 ore per turno, proclamata dai sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm, è stata accompagnata da una manifestazione nazionale con corteo a Roma.
I sindacati chiedono di arrivare a una soluzione condivisa che consenta il rilancio produttivo del gruppo, garantendo l’occupazione dei lavoratori diretti, dell’indotto e dell’Ilva in amministrazione straordinaria, la sostenibilità ambientale e la continuità dei progetti di decarbonizzazione.
«Oggi oltre 1.000 lavoratrici e lavoratori provenienti da tutti gli stabilimenti di Acciaierie D’Italia hanno scioperato e sono venuti a Roma per manifestare insieme a delegazioni da Piombino e Terni − dichiara in una nota Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil − nel corso della mattina siamo stati ricevuti a Palazzo Chigi. Alla Presidenza del Consiglio abbiamo detto che lo Stato deve decidere se stare con i lavoratori o lasciare andare avanti l’eutanasia del più grande gruppo siderurgico italiano. Le lavoratrici e i lavoratori, che stanno con responsabilità difendendo l’interesse generale del Paese, con lo sciopero e la manifestazione hanno ottenuto un tavolo di trattativa a Palazzo Chigi e l’apertura di una reale trattativa che verificheremo nei prossimi giorni. Per questo la mobilitazione a sostegno della vertenza continuerà unitariamente fino alla riconvocazione alla Presidenza del Consiglio entro il 7 novembre. Da oggi parte una mobilitazione permanente nei siti ex Ilva finché non si raggiungerà gli obiettivi fondamentali di scongiurare la liquidazione o la cessazione, di intervenire con risorse pubbliche e private per le manutenzioni ordinarie e straordinarie per mettere in sicurezza persone e ambiente. Inoltre ci sono interventi urgenti da realizzare a Genova sul carroponte, e anche a Novi Ligure, Racconigi, Legnaro (Padova), Marghera, Milano e Salerno ma soprattutto il rilancio produttivo, occupazionale a Taranto con Afo5. Il futuro della decarbonizzazione con forni elettrici e Dri è possibile solo se finiscono le speculazioni e lo sperpero di risorse pubbliche e ognuno si assume le proprie responsabilità. Al Governo chiediamo che garantisca i lavoratori. Per questo è inaccettabile che presidente e amministratore delegato parlino di aziende che non esistono nella realtà. È necessario poi definire gli assetti della proprietà e della gestione degli impianti. Per questo da qui al 7 novembre ci riuniremo come segreterie nazionali di Fiom, Film e Uilm sul territorio per decidere come continuare le iniziative di mobilitazione. Non ci fermeremo».
Intanto a Bari il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra a margine dell’assemblea organizzativa della Cisl Puglia, ha detto: «L’azienda non sta reinvestendo, non sta rispettando i patti che aveva ridefinito non solo con il sindacato ma anche con il governo. Questa e’ la ragione per la quale noi ieri abbiamo sollecitato il governo a ricevere questa mattina una delegazione di sindacalisti e di lavoratori a palazzo Chigi proprio perché vogliamo garanzie dal governo che lo stabilimento di Taranto insieme agli altri abbia una prospettiva, con un rilancio degli investimenti, un rafforzamento della produzione, della continuità produttiva, della salvaguardia di tutti i posti di lavoro. Su ex Ilva la Cisl non farà nessun passo indietro fino a che non vedremo accolte e soddisfatte le nostre rivendicazioni».