«Un primo passo per incentivare l’utilizzo della moneta elettronica senza pesare sulle piccole imprese, già oberate da i sempre troppi costi da sostenere». Così Massimiliano Spigno, presidente di Confesercenti Genova, commenta il taglio dei costi di commissione sulle transazioni digitali, frutto dell’accordo siglato tra banche, servizi di pagamento e piccole imprese, stabilito dalla legge di bilancio e che potrebbe fruttare un risparmio per le aziende fino a 500 milioni di euro all’anno.
Il protocollo permetterà di ridurre sostanzialmente i costi per le pmi con meno di 400 mila euro l’anno di fatturato. In particolare, verranno quasi azzerate le commissioni sulle transazioni fino ai 10 euro e si prevedono sostanziali riduzioni anche per quelle fino a 30 euro. Una misura che andrà ad impattare su una fetta importante dei pagamenti elettronici: secondo i dati dell’Osservatorio innovative payments del Politecnico di Milano, nel 2022 i pagamenti con carte o bancomat fino a 30 euro sono stati il 58% del totale, e il 21% addirittura di 10 euro o meno. Una quota, quella delle micro-transazioni, che è ancora più alta proprio nelle piccole imprese del commercio, del turismo e della ristorazione.
«Siamo molto soddisfatti, auspichiamo che il provvedimento possa diventare una manovra strutturale – aggiunge Alessandro Simone, presidente Fiepet Confesercenti Genova – la gestione del contante e delle monete sta diventando sempre più onerosa e complicata. Abbiamo notizia che, addirittura, qualche gruppo bancario non gestisca nemmeno più le monete a sportello. La moneta elettronica, finalmente senza costi di transazione per i piccoli importi, rappresenta dunque uno strumento importantissimo per le nostre piccole aziende».
Secondo le stime di Confesercenti, solo nel 2022 l’uso di carte e bancomat è costato alle imprese, tra commissioni e costi accessori, circa 5 miliardi di euro. Ed è una voce di cui è scontata la crescita: i consumi che passano per carta e bancomat dovrebbero raggiungere i 367 miliardi nel 2023 e i 529 miliardi già nel 2025, superando i pagamenti in contanti, che nello stesso periodo calerebbero da 769 a 387 miliardi di euro. Un’espansione costante cui però non era seguita, fino ad ora, alcuna riduzione del costo della moneta elettronica. E che è stata pagata caramente dalle imprese di minori dimensioni, che non riescono ad ottenere le stesse condizioni contrattuali di chi muove grandi volumi di transazioni elettroniche, ma che in Italia sono la stragrande maggioranza: quelle con fatturato annuale inferiore ai 400 mila euro sono 2,5 milioni, oltre la metà del totale delle imprese.