«È il pronto soccorso il luogo in cui si scaricano tutte le contraddizioni della carenza di risorse che riguardano il perimetro pubblico della sanità». Diego Seggi, segretario generale della Funzione Pubblica della Cgil Liguria, è tra coloro che si sono trovati davanti all’ospedale Galliera di Genova per la mobilitazione regionale della Cgil “Sanità pubblica, se non la curi non ti cura”.
L’accesso più delicato e urgente diventa luogo di attese e frustrazione per utenti, ma anche per il personale, andando spesso in difficoltà. Sono stati oltre 400 mila gli accessi ai pronto soccorso liguri nel 2022 con un trend destinato ad essere confermato per il 2023.
«Oggi siamo qui a livello confederale perché a essere in pericolo è il sistema universalistico della sanità italiana sancito dalla legge 883 del 1978 che ha istituito il sistema sanitario nazionale, è un tema di cittadinanza che afferisce ai diritti costituzionali. Oggi manca il 30% del personale che sarebbe necessario, rispetto alla pandemia è anche diminuito, visto che qualcuno è andato in pensione. Due anni fa i sanitari erano chiamati eroi, oggi sembrano quasi dei briganti, c’è un problema a monte: «A livello europeo l’Italia ha il tasso più basso di risorse impiegate in sanità rispetto al pil. Non servono proclami generici da parte della politica: la sanità è di tutti, la pandemia lo ha dimostrato. Qui stanno venendo meno i diritti costituzionali».
Nella Finanziaria, afferma Seggi, non c’è nessuna risorsa aggiuntiva per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e del personale sanitario, acuendo un problema che ormai si trascina da anni, quello della programmazione sanitaria: «Lo denunciamo da 20 anni a partire dalla formazione universitaria con il numero chiuso. Oggi si potrebbe e dovrebbe intervenire con modifiche statuali come l’allargamento della possibilità di essere formati, ma soprattutto un incentivo economico per i medici triagisti, ossia coloro che lavorano in pronto soccorso o come anestesisti». Difficile trovare personale che accetti di stare in pronto soccorso perché, a parità di retribuzione, la conciliazione vita-famiglia è assai complicata. «Eppure le strutture private, con una contrattazione ad personam, riescono ad attrarre maggiormente – aggiunge Seggi – non è un caso né un mistero per la Regione Liguria che alcuni plessi del Ponente siano mantenuti aperti con l’utilizzo di medici gettonisti che si organizzano in cooperative sui generis per garantire i servizi, tra l’altro con problematiche derivanti dal fatto che hanno titolo per poter operare, ma non essendo inseriti appieno nella struttura, sono estranei a linee guida e buone prassi».
Un rimedio immediato non è facile, ma alcune scelte politiche rischiano di ottenere un effetto ancora più devastante: «La tassazione piatta consente ai liberi professionisti di avere un vantaggio sulla retribuzione dei colleghi del pubblico – afferma Seggi – tutto ciò incentiva ulteriormente le fughe verso la libera professione».
Qualche numero
La mancanza di risposte sul territorio, a partire dalla carenza di medici di medicina generale, di personale all’interno delle strutture pubbliche e di strumenti per la diagnostica con conseguenti tempi di permanenza infiniti che costringono gli utenti ad attese estenuanti e gli operatori a condizioni di lavoro proibitive, fanno appunto dei pronto soccorso una delle situazioni di maggiore criticità del sistema sanitario pubblico ligure.
Nel 2022 i tempi medi di permanenza nei principali pronto soccorso genovesi erano mediamente al di sopra delle 10 ore, con picchi medi nei codici arancioni (alta gravità) del San Martino sino a un tempo “medio” di 17,58 ore.
Altro tasto dolente della sanità pubblica ligure sono le liste d’attesa per la diagnostica e a farne le spese sono i malati. A Genova, secondo gli ultimi dati riferiti al 12 giugno 2023, per una colonscopia l’attesa per chi ha una prescrizione di tipo B (Breve) dovrebbe essere di massimo 30 giorni e invece si può arrivare sino a 113; con la prescrizione di tipo D l’esame dovrebbe essere prenotabile entro sessanta giorni, ma non c’è nessuna data disponibile; l’elettromiografia (esame indicato nella diagnosi delle malattie del sistema nervoso periferico) non è addirittura prenotabile.
Il quadro è pesante anche per quanto riguarda la spesa sanitaria convenzionata.
Recentemente la Corte dei Conti ha messo in luce come la Liguria sia tra le prime 5 regioni con saldo negativo per quanto riguarda la mobilità sanitaria tra regioni tra il 2012 e il 2021 di – 488 milioni di euro (dato che fa della Liguria quella con il saldo peggiore di tutte le regioni del Nord). Il dato, che fotografa il costo sostenuto dalla Regione per quei liguri che non trovando soluzioni sanitarie sul territorio sono costretti a rivolgersi altrove, è un degli indicatori che sommato a quelli precedenti ha spinto la Cgil a organizzare la mobilitazione sulla sanità. Il sindacato chiede un piano straordinario di assunzioni e di stabilizzazioni, la diminuzione delle liste d’attesa, più posti letto nei reparti e risorse per la diagnostica, più servizi e cure per anziani e non autosufficienti, più risorse nei fondi sanitari regionali e nazionali e un piano concreto di manutenzione per le strutture sanitarie. La Regione Liguria, secondo la Cgil, ha il dovere di affrontare questa emergenza con un intervento straordinario e mirato che non può attendere i tempi delle programmazioni del nuovo Piano Socio Sanitario
Altre tre iniziative provinciali sono in programma il 4 luglio alla Spezia, l’11 luglio a Sanremo e il 18 luglio a Savona. Una grande manifestazione a sostegno della sanità pubblica, alla quale parteciperà anche la Liguria, è stata promossa a livello nazionale per il prossimo 24 giugno a Roma.
L’assessore alla Sanità della Regione Angelo Gratarola ha replicato qui.