«Da sempre Confindustria Genova è a favore dello spostamento dei depositi di prodotti chimici in area portuale, dove ci sono le competenze le professionalità per gestire questa tipologia di traffico marittimo, che è parte della natura multifunzionale del porto di Genova. Il rappresentante della sezione Industriale, in sede di Commissione Consultiva, ha motivato l’astensione al trasferimento con la non integrale esplicitazione in delibera dell’interesse straordinario sottostante. Confindustria Genova esprime pieno supporto all’Autorità di Sistema portuale e condivisione della decisione che l’ente assumerà nell’interesse dello sviluppo e della competitività del nostro porto».
Così Confindustria Genova in una nota stampa motiva l’astensione del proprio rappresentante nella Commissione consultiva dell’Autorità portuale sul trasferimento a Ponte Somalia di Carmagnani e Superba.
Confindustria motiva l’astensione «con la non integrale esplicitazione in delibera dell’interesse straordinario sottostante» ma confermando di essere a favore dei depositi chimici ed esprimendo pieno supporto all’Autorità di Sistema portuale e condivisione della decisione che l’ente assumerà nell’interesse dello sviluppo e della competitività del nostro porto». L’associazione sembra voler dare un colpo al cerchio e una alla botte, e non può fare diversamente perché al suo interno trova rappresentati interessi e pareri differenti: i terminalisti sono contrari, autostrasporto e armatori, almeno in parte favorevoli. Inoltre la fattibilità tecnica della decisione dovrà essere sottoposta a ulteriori verifiche. Ma la vicenda non è complicata solo per Confindustria: la questione del trasferimento dei depositi chimici è diventata una sorte di campo magnetico dove convergono interessi e aspettative del mondo della produzione, del lavoro, delle popolazioni interessate e, era inevitabile, anche della politica.
In vista delle prossime amministrative genovesi, in calendario per la prossima primavera, l’attuale sindaco, Marco Bucci, appare difficilmente battibile. Non solo per la debolezza della sinistra, che non ha ancora scelto il suo candidato ma pare stia ancora discutendo di “campo largo” e “campo stretto”, argomento che non avvince gli elettori, ma per le cose che ha realizzato.

Qui non si vuole entrare nel merito della questione, di quanto il sindaco debba i suoi successi alle circostanze straordinarie in cui si è trovato a operare e di quanto alle sue effettive capacità, di quanto abbia realizzato ex novo e di quanto abbia portato a compimento pratiche avviate dai suoi predecessori, ci interessa quello che si presenterà alla mente dei cittadini al momento di decidere per chi votare: una quantità di cose fatte, dall’amministrazione comunale, anche in collaborazione con altri organismi, dalla nuova strada costruita a tamburo battente dopo il crollo di Ponte Morandi, alla sistemazione delle famiglie evacuate, la ricostruzione del viadotto, la soluzione radicale, attesa da decenni, della questione di Begato, il successo del Salone Nautico, di Euroflora, l’inizio della ristrutturazione del Waterfront di Levante che a quanto pare procede spedita.
Inoltre Bucci intende emanciparsi, in parte e senza rotture, dai due pilastri della sua coalizione, Lega e Fratelli d’Italia, rafforzando la propria lista. In questi mesi sta cercando personaggi di rilievo, anche estranei al mondo del centrodestra, in grado di portargli competenze tecniche, voti e la possibilità di andare oltre il recinto, che nell’era Draghi, a livello nazionale, si sta mostrando sempre più angusto, sul piano politico e culturale, dei partiti della destra. Teniamo anche presente che la nuova amministrazione riceverà i fondi del Recovery Fund. Quindi, se Bucci sarà riconfermato, si troverà, oltre alle risorse ordinarie due miliardi aggiuntivi da spendere… Un incubo per chi vorrebbe vederlo sparire.
Ponte Somalia, quindi, potrebbe essere l’occasione per intrappolarlo. Negli ultimi due giorni sono arrivati in proposito due comunicati del Pd e uno di M5S. Ma la questione non è semplice neppure per i suoi avversari. È facile accontentare gli abitanti di Sampierdarena dicendo no al trasferimento, si rischia di provocare l’ira di quelli di Multedo. Bisognerebbe presentare soluzioni alternative sia a quella di Multedo e a quella di Ponte Somalia, però praticabili e condivise. Pare non ce ne siano al momento. E se ne uscisse una dal dibattito in consiglio comunale e in città, nulla vieterebbe a Bucci di farla propria, dimostrando di sapere accogliere i contributi di una “critica costruttiva”.
C’è chi inizia a parlare di “opzione zero”. Non è una novità a proposito di Carmagnani e Superba, l’aveva presa in considerazione la giunta Vincenzi nel 2008 per poi lasciarla cadere. In effetti l’opzione zero, in una città che ne ha già subito diverse e ora vuole nuovi posti di lavoro e sogna la rinascita, non affascina. Infine, il progetto di Bucci potrebbe arrestarsi in uno dei tanti posti di blocco dell’iter burocratico che devono percorrere le opere nel nostro paese. Oltre tutto, il sindaco – che ha fatto la sua carriera in una multinazionale – si trova più a suo agio nella dimensione manageriale che in quella amministrativa. Una caratteristica che spiega i suoi successi degli anni scorsi ma che potrebbe metterlo in difficoltà nel groviglio burocratico che avvolgerà la questione dei depositi chimici nei prossimi anni. È questo che sperano i suoi avversari. Ma non è detto che l’opinione pubblica di fronte a una girandola di pareri e decisioni contrastanti che potrebbe ruotare scoppiettando intorno al progetto se la prenda con Bucci.