Una città a vocazione internazionale è realmente tale se è in grado di offrire percorsi formativi internazionali ai giovani e al personale formato ad affrontare i nuovi scenari del mondo del lavoro alle imprese. Parleremo di questo con il prof. Ignazio Venzano, che insieme ad altri diede vita al Deledda International School, sita in corso Mentana, nel centralissimo quartiere di Carignano a Genova, l’unica scuola internazionale in Italia a essere “partecipata” da un ente pubblico, il Comune di Genova.
Professore, pochi conoscono realmente il significato del sistema Baccalaureato Internazionale e so che sta preparando un piccolo libro per spiegarlo al meglio. Può spiegarci brevemente in cosa consiste e perché oggi è così importante?
«L’International Baccalaureate Organization (I.B.O. o anche solo IB) è una fondazione educativa non-profit con sede principale a Ginevra che offre attualmente quattro programmi di educazione internazionale. Essi possono essere presenti tutti o solo in parte nelle varie scuole del mondo che li attuano, attualmente 5400 in 159 Paesi diversi. Il Primary Years Programme o PYP corrisponde alla scuola materna e alla primaria, il Middle Years Programme o MYP è una scuola media di cinque anni e termina a 16 anni, quando poi inizia il biennio finale, con il Diploma Programme o DP, che prepara all’università. Una legge italiana del 1986 ha riconosciuto il titolo finale conseguito attraverso il Diploma Programme, equiparandolo ai titoli rilasciati dalle scuole italiane al termine della scuola secondaria. Qualche anno fa fu dato vita anche ad un biennio professionalizzante ad alto livello, il Career-related Programme o CP. L’IB tiene molto a precisare che i programmi, corrispondenti a diversi gradi di scuola, sono tra loro legati da elementi educativi comuni che consentono all’allievo di crescere in consapevolezza. Come si legge nel suo sito (www.ibo.org), l’IB vuole far crescere “giovani desiderosi di sapere, competenti e premurosi che contribuiscano a creare un mondo migliore e più pacifico attraverso un’educazione che costruisca la comprensione e il rispetto interculturali”. I suoi programmi incoraggiano gli studenti di tutto il mondo a diventare “studenti attivi, capaci di prendersi cura dei problemi, pronti a apprendere lungo l’arco della vita, capaci anche di capire che anche altre persone, con le loro differenze, possono avere ragione”. Si cerca di ottenere questi risultati con molta interdisciplinarità fino ai 16 anni, e nel biennio finale a scopo orientativo puntando sulle metodologie proprie di ciascuna disciplina, anziché sulle nozioni, per esempio, molte letture per le lingue, molta documentazione per le materie umanistiche, molti esperimenti per le scienze».
Perché a Genova venne deciso di avviare una scuola internazionale a partecipazione pubblica?
«Il Comune di Genova decise di avere un proprio percorso internazionale negli anni Novanta. La disponibilità di nuove tecnologie, la globalizzazione dei mercati, l’accentuarsi della dinamica dei cicli di vita dei settori economici ed imprenditoriali che stavano mutando profondamente il mercato italiano e di quello europeo erano tre fattori che spingevano Genova al cambiamento; la scommessa fu sulla internazionalizzazione per favorire l’espansione delle attività portuali, il settore turistico, nuove produzioni legate alle nuove tecnologie. A questo scopo il Comune cercò fin dall’inizio di capire l’interesse a un corso internazionale di lingua inglese da parte di soggetti rilevanti economicamente in città, pubblici e privati, quali la Camera di Commercio, l’Autorità portuale, l’Associazione Industriali e vennero coinvolte anche le due altre scuole non italiane presenti a Genova, la Deutsche Schule e l’American International School. La decisione comunale fu infine di procedere col liceo linguistico cittadino, che aveva già due sezioni internazionali con esami finali riconosciuti dalla Francia e dalla Germania. Fu però subito chiaro che sarebbe stato necessario istituire una scuola “straniera”, cui avrebbero potuto iscriversi anche studenti di altri licei cittadini in possesso di un buon livello di inglese, dopo la frequenza della terza classe. I corsi iniziarono esattamente nell’autunno di vent’anni fa, non a caso entro l’edificio del “Grazia Deledda”, con una struttura gestionale facente capo al dirigente scolastico di questa scuola, ma formalmente separata sia di fronte al Ministero dell’Istruzione, sia dal punto di vista amministrativo (fu avviata una “Civica Istituzione” con bilancio autonomo, ma senza personalità giuridica). La scuola ebbe subito un largo successo, già quattro anni dopo l’avvio le famiglie chiesero di avviare anche un biennio preparatorio al biennio finale, formando in pratica una “High School” inglese di quattro anni, poi nel 2009 altri genitori chiesero di avviare anche una scuola media, accettando studenti subito dopo la scuola primaria. Si dovettero trovare nuovi locali. La DIS si trasferì in corso Mentana, separandosi anche fisicamente dal liceo Grazia Deledda. Nel nome della fondazione compare “Genoa International School” (GIS), traccia del dibattito sul nome della scuola».
Genova è una città tradizionalmente mercantile per la sua posizione geografica, per la sua storia. Le ambizioni dell’amministrazione, sono tra l’altro quelle di fare di Genova una città sempre più internazionale e attrattiva per i giovani e le imprese. Non trova quindi che poter avere delle scuole internazionali IB sia un punto di forza imprescindibile per la città?
«Per una città avere una scuola internazionale è importante, per molti aspetti è la base per la promozione culturale, economica e sociale della città e del territorio circostante, costituendo lo strumento per la proiezione nel mondo delle proprie attività. A quei tempi Genova era anche candidata a essere identificata dall’Ue come sede dell’Autorità marittima europea e occorreva a maggior ragione poter vantare una scuola cittadina riconosciuta nel mondo. Dal punto di vista degli studenti, ciò significa poter avere gli strumenti culturali, ossia una lingua straniera (l’inglese nel caso della DIS) conosciuta quasi come la lingua madre, che permette di maturare interessi comunque e dovunque per il proprio futuro. Dal punto di vista delle famiglie ciò permette una maggiore serenità per il futuro dei figli come anche la maggiore facilità di lavorare trasferendosi in altri Paesi con la sicurezza che comunque tornando in città i figli possono continuare nello stesso sistema scolastico. Dal punto di vista economico c’è l’interesse da parte delle imprese di avere personale in grado di comunicare, discutere, contrattare, viaggiare ecc. con estrema facilità. Questo è il motivo per cui, per esempio, in Germania sono sorte scuole internazionali accreditate IB con denaro pubblico a Dresda, a Berlino, a Bonn, ce n’è una a Meissen (città di appena 27000 abitanti), che compie anch’essa vent’anni di esistenza come la DIS, altre ancora erette come fondazioni con la partecipazione pubblica, ecc. Il riferimento alla Germania non è casuale: si tratta infatti di un Paese non di madrelingua inglese che però ha stretto con l’IB degli accordi, per cui ben 30 scuole (su 84 complessive) sono sorrette da denaro pubblico, col vantaggio che negli esami finali qualche test è in tedesco e non in inglese, pur rimanendo inalterati i vantaggi di fondo del sistema a dimensione planetaria. In Cina le scuole IB sono 244, di cui 29 sono statali. Io stesso ho visitato a Tientsin una scuola statale che ha al suo interno anche una apposita sezione IB. Tralascio altri esempi, in ogni caso nel mondo quasi il 50% di tutte le scuole IB sono sostenute da denaro pubblico. In Italia a parte la DIS le scuole IB sono tutte sorte per iniziativa privata e sono 37, non solo nelle principali città (Roma, Milano, ecc.) ma anche a Como, Brescia, Bergamo, Siena, ecc».
Professore, lei che ha partecipato alla costituzione e gestione del Deledda International, quale crede che sarà il futuro della scuola?
«Il futuro della DIS a Genova, secondo il mio parere è, da sempre, molto dipendente dalla capacità delle famiglie di condividere le scelte del Comune, che la scuola l’ha voluta ma ne ha posto il costo a carico delle famiglie stesse. Più precisamente, mentre sono di competenza comunale le scelte fondamentali per le due paritarie che dal 2011 fanno parte di Fulgis, fin dall’inizio si decise che le rette della DIS dovessero essere decise dal consiglio di amministrazione dell’allora istituzione (oggi dal consiglio di indirizzo di Fulgis) in modo da sostenere i costi complessivi della scuola, in cui il Comune c’entra solo per la concessione gratuita d’uso dei locali e un modico contributo annuale, rimasto fermo dall’origine (171.000 euro annui). Per questo motivo ritengo che i genitori degli iscritti abbiano tutto il diritto a intervenire nelle scelte della Fondazione su un servizio scolastico che fondamentalmente è da loro stessi sostenuto. D’altra parte Fulgis è una fondazione di partecipazione, al momento il Comune di Genova è l’unico socio partecipante, ma ritengo che si possano trovare molti strumenti di partecipazione. Penso in generale che nella scuola non possano valere ordini e regole se non c’è una corretta convivenza di tutti (allievi docenti e famiglie), fatta di partecipazione e dialogo. Tutte le scelte principali, in una scuola che è fondamentalmente a carico dei genitori, devono essere assunte con un sistema di governance che accentui non la dimensione dirigistica dell’impresa, ma la sua mission partecipativa».
Ignazio Venzano ha collaborato con la cattedra di Pedagogia dell’Università di Genova e insegnato Lettere e Filosofia. È entrato nel liceo linguistico Grazia Deledda nel 1979 e nel 1988 ne è diventato preside, mantenendo la carica sino al 2013. Ha avuto la reggenza dell’Istituto Tecnico Galileo Galilei e quella dell’Istituto Tecnico Professionale Duchessa di Galliera. Come dirigente del Comune di Genova nel 2001 ha dato vita alla Deledda International School. È stato direttore della Fondazione Fulgis, cui il Comune ha conferito la gestione delle sue scuole. In pensione collabora con la Treelle per una società dell’apprendimento permanente, ha diretto l’International School di Palermo. È nel Comitato scientifico di Fulgis.