«Riguardo alle recenti polemiche sugli open day per i giovani e i rari effetti avversi associati al vaccino AstraZeneca bisogna ribadire che in un’ottica di salute pubblica e di strategie vaccinali il profilo beneficio-rischio del vaccino si modifica in relazione alla circolazione del virus». Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe spiega che un documento pubblicato lo scorso 23 aprile dall’European Medicines Agency evidenzia come il rischio di sviluppare trombosi associata a piastrinopenia aumenti al diminuire dell’età: 0,5 casi su 100.000 negli over 70, 1 caso su 100.000 nella fascia 50-69 anni circa 2 casi su 100.000 negli under 50 anni.
In Italia, come documenta l’ultimo rapporto Aifa sulla farmacovigilanza, l’incidenza sembra ancora più bassa: su 3.977.851 somministrazioni di AstraZeneca (dati aggiornati al 26 aprile 2021) sono stati riportati 34 casi di trombosi venose in sede atipica.
Tuttavia nei soggetti più giovani, già a minor rischio di Covid-19 severa, in condizioni di bassa circolazione virale l’incidenza di effetti avversi, seppur molto bassa, supera i potenziali benefici del vaccino nel prevenire ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva o decesso.
«In altre parole – precisa il presidente di Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta – nel quadro epidemiologico italiano delle ultime tre settimane, nelle persone di età inferiore a 50 anni i rischi dei vaccini a vettore virale superano i benefici. Ed è anacronistico che, a fronte delle indicazioni del ministero della Salute che già dallo scorso 7 aprile raccomandava AstraZeneca “preferenzialmente” per gli over 60, nelle ultime 3 settimane, su un totale di 1.431.813 dosi di vaccini a vettore adenovirale somministrate, il 33,1% (473.578 dosi) siano state somministrate a persone under 50 e l’11% (158.156 dosi) nella fascia 18-29».
«Se da un lato non bisogna rallentare il ritmo della campagna vaccinale – evidenzia Cartabellotta – è indispensabile massimizzarne i benefici e minimizzarne i rischi, evitando al contempo di compromettere definitivamente la fiducia per i vaccini a vettore virale, cioè AstraZeneca e Johnson&Johnson. Di conseguenza, in questa fase di bassa circolazione virale i vaccini a mRna dovrebbero essere riservati alle fasce più giovani della popolazione, destinando agli over 50 quelli a vettore adenovirale che mantengono un ottimo profilo rischio-beneficio anche con bassa incidenza dei casi. Da valutare la possibilità di controindicarne l’uso nelle persone più giovani, in particolare negli under 30. Indispensabile, in ogni caso, migliorare l’informazione sul profilo rischi/benefici con un consenso informato più dettagliato per gli under 50 che volessero comunque immunizzarsi con vaccino a vettore virale, i cui eventi avversi restano comunque molto rari».