Gli operatori sanitari, ritenuti eroi e/o angeli , poco importa, sta di fatto che sono tuttora in prima linea, per curare gli ammalati di Covid con un aumento di carico di lavoro ma soprattutto con l’alto rischio di contagio. Ebbene in questa situazione di “pericolo” e di superlavoro , come sarà la loro vita emotiva e sessuale? Depressa e con pochi stimoli sessuali. A sostenerlo alcuni ricercatori della Clinica Urologica del Policlinico San Martino di Genova diretta dal prof Carlo Terrone, che hanno pubblicato una ricerca sulla rivista scientifica International Journal of Impotence Research.
Per cercare di comprendere l’effetto del lockdown sulla salute psicologica e sessuale degli operatori sanitari e dei loro familiari i ricercatori hanno inviato per e mail e postato on line su su WhatsApp, Facebook, Telegram, dei questionari ( International Index of Erectile Function (IIEF), Female Sexual Function Index (FSFI) e Beck Depression Inventory (BDI) attraverso i quali è stata investigata appunto la sessualità ed eventuale presenza di sintomi depressivi. Alla ricerca hanno partecipato poco più di 500 persone tra operatori sanitari e loro familiari. La ricerca è relativa al primo lockdown
«I risultati – dice Aldo Franco De Rose, autore dello studio, medico della Clinica Urologica e presidente dell’Associazione Andrologi Italiani – hanno evidenziato sintomi depressivi in quasi il 15% degli intervistati mentre il desiderio sessuale era diminuito in più dell’80% degli uomini e del 40% delle donne intervistate. Per quanto riguarda la soddisfazione sessuale i più colpiti sono risultati sono risultate le donne, gli operatori sanitari e i partecipanti con figli o partner in casa. Tra i fattori favorenti la riduzione dell’attività sessuale, al primo posto, il timore, la paura di infettare il proprio partner nonostante tutti gli accorgimenti di prevenzione».
Secondo Guglielmo Mantica, co-autore dello studio e medico della Clinica Urologica, « è possibile che a tutto questo abbia potuto contribuito anche la mancanza di aiuti esterni (baby-sitters, domestiche, ecc), costringendo la coppia ad affrontare un carico di lavoro maggiore, trovando poco tempo per la propria intimità e quindi soprattutto per la sessualità».
«Inoltre – aggiunge Francesco Chierigo, altro co-autore dello studio e medico specializzando urologo presso la Clinica Urologica di Genova – la chiusura della scuola e la sospensione delle attività extra-curricolari possono aver ridotto per i genitori le possibilità di coltivare l’intimità. Per quanto riguarda però gli operatori sanitari, anche l’impatto psicologico nel veder soffrire e morire così tante persone e la paura di contagiarsi, potrebbe aver avuto un’influenza negativa nella loro vita sessuale».
Conclude Carlo Terrone: «La fine delle restrizioni sociali e il ritorno a una vita pre-pandemia saranno fondamentali per ripristinare il nostro benessere sessuale e psicologico. E il counselling psicologico e sessuologico-andrologico sarà fondamentale per chi non riuscisse a ritrovare una normale vita sociale e sessuale»