Inizierà nella tarda mattinata di oggi la riunione del cda di Banca Carige. All’ordine del giorno in vista della prossima assemblea dei soci, convocata per il 22 febbraio, la composizione del nuovo board.
In seguito alla recente scomparsa del presidente Vincenzo Calandra Buonaura, e alle dimissioni del vicepresidente Angelo Barbarulo, il consiglio ha deliberato di non procedere alla cooptazione di un nuovo membro del cda e di rimettere all’assemblea dei soci la nomina dei membri del cda necessari per riportarlo all’originaria composizione di 10 amministratori e la nomina del presidente e del vicepresidente e quindi di convocare l’assemblea ordinaria della banca.
Ma il cda di oggi, secondo voci di ambiente finanziario, sarà impegnato anche in altre questioni di importanza strategica. Oltre a esaminare l’andamento dell’azione commerciale, dovrà prendere in considerazione il tavolo negoziale aperto con Cassa Centrale Banca che attualmente detiene l’8,3% di Carige e dovrà decidere se esercitare o meno l’opzione per salire all’80%, rilevando la quota del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Da parte sua il Fitd, che in base al proprio statuto, non può detenere stabilmente partecipazioni azionarie, intenderebbe definire la questione entro il primo trimestre dell’anno anche se l’opzione può essere esercitata fino a fine anno.
Già dall’inizio del 2020 il Fitd, affiancato dall’advisor Kpmg, ha avviato una due diligence della banca ligure, anche per il fatto che la pandemia potrebbe avere modificato i target a suo tempo stabiliti. Inoltre la banca trentina è ancora in attesa dell’esito dell’esame della Bce che nella seconda metà dell’anno scorso ha sottoposto l’istituto trentino al primo Comprehensive assestment (asset quality review e stress test). Bisogna anche tenere presente che Cassa Centrale Banca è la capogruppo di un complesso di 77 banche locali, delle quali non tutte sono persuase della convenienza dell’operazione Carige. Se l’opzione non venisse esercitata, il Fitd dovrà individuare un nuovo compratore in tempi rapidi, peraltro operazione più agevole rispetto al momento in cui il Fondo dovette intervenire per il salvataggio della banca ligure nel 2019. Carige oggi si presenta più appetibile sul mercato, più snella nella struttura e liberata dal peso degli npl (scesi a circa il 2% del totale crediti, ratio tra i migliori in Europa).
C’è infine da considerare la questione del ritorno in borsa. Carige era stata sospesa dalle contrattazioni all’inizio del gennaio 2019, con il commissariamento: come società commissariata non era tenuta a fornire ai mercati le informazioni previste per le società quotate. Ora, terminato il commissariamento, la banca sarebbe in grado di tornare alle contrattazioni. La comunicazione di Carige, con l’ultimo resoconto sui risultati del primo semestre 2020 e il resoconto che verrà pubblicato in febbraio, dovrebbe corrispondere a quella che si richiede a una società quotata. E a fine maggio scorso il cda ha approvato il raggruppamento delle azioni ordinarie e delle azioni di risparmio in circolazione nel rapporto di 1 nuova azione ordinaria ogni 1.000 azioni ordinarie esistenti per ottenere benefici in termini di volatilità dell’azione e migliorare la percezione del titolo da parte del mercato. Dovrebbe essere tutto pronto, quindi, per ricevere da Borsa Italiana (a sua volta vigilata da Consob) il via libera a tornare a Piazza Affari ma il momento difficile che sta attraversando l’economia globale, con l’estendersi della pandemia e le incertezze sui tempi degli effetti delle campagne vaccinali, con le conseguenti turbolenze in Borsa, rendono difficile stabilire una data.