Più acquisti che vendite sui mercati finanziari, maggiore utilizzo dell’home banking ma anche di consulenza specializzata e diminuzione del tasso di risparmio delle famiglie italiane, oggi, a differenza del passato, sotto il livello medio dell’Eurozona. Sono novità, che segnano una svolta nel comportamento degli investitori italiani, emerse dalla turbolenza dei mercati finanziari scatenata dalla pandemia e riportate nel “VI Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane” presentato questa mattina. Ce le illustra Sarah Strufaldi, senior wealth manager.
Qual è la prima novità che emerge dal rapporto?
«Dal Transaction Report si evince un prima importante novità comportamentale: durante i mesi di febbraio, marzo e aprile, in cui si sono visti i maggiori picchi di volatilità sui mercati finanziari, sono stati maggiori i flussi in acquisto sul mercato rispetto a quelli di vendita (con un saldo pari complessivamente a 4,5 miliardi di euro – figura 2.13). In altre parole, le famiglie italiane hanno approfittato coraggiosamente dei “saldi” portati dalla pandemia sui prezzi di alcuni strumenti finanziari sia azionari che obbligazionari, evidenziando un comportamento più simile alle famiglie tedesche e francesi. Accanto a questo interessante elemento di novità rimangono comunque atteggiamenti più “storici” come l’aumento di liquidità media tenuta sui conti correnti».
La pandemia, in molti settori, ha innescato intensificato la digitalizzazione. Anche nel rapporto tra risparmiatori e banche?
«Sì. Altro elemento interessante di novità a cui si è assistito durante la pandemia è stato l’utilizzo maggiore dell’on-line banking e delle app bancarie per lo svolgimento, oltre che della tradizionale attività, anche per la conferma di proposte d’investimento sui mercati finanziari, con un miglioramento del tasso di digitalizzazione di molte transazioni. Altra evidenza positiva è la maggior richiesta di consulenza. È arrivata al 41% la percentuale delle famiglie italiane che sente il bisogno di confrontarsi con uno specialista. Ed è arrivata al 66% la percentuale degli italiani che hanno avuto contatti con il proprio consulente nell’ultimo anno»-
È quindi aumentata la competenza finanziaria degli italiani?
«Accanto a questi elementi evolutivi, rimane ancora oggetto di grande attenzione da parte della Consob il livello di conoscenza finanziaria media degli italiani, che resta ancora molto al di sotto della media europea, anche se in miglioramento rispetto al 2019. In particolare, la quota di intervistati che risponde correttamente a domande su conoscenze finanziarie di base oscilla dal 38% (concetto di diversificazione) al 60% (rapporto rischio-rendimento). Bassa anche la conoscenza relativa alle tematiche di natura pensionistica: pochi i lavoratori italiani che sanno con precisione gli anni mancanti alla pensione e quanto risparmio devono accumulare per mantenere lo stesso tenore di vita quando cesseranno l’attività. Complessivamente rimangono ancora al primo posto gli investimenti tradizionali in liquidità di conto, buoni postali e certificati di deposito (46%), ma salgono molto gli investimenti in Fondi comuni (38%), titoli di stato (24%) polizze assicurative (17%) e gestioni patrimoniali (14%) ».
Nel complesso, in termini quantitativi, il risparmio degli italiani ha risentito della crisi?
«Si conferma, a prescindere dal periodo pandemico che ha indubbiamente portato pesanti ripercussioni sull’economia reale e inciso sull’occupazione e sul reddito disponibile, la diminuzione costante del tasso di risparmio delle famiglie italiane, che a differenza del passato, rimane inferiore alla media dell’Eurozona. Siamo più digitali, un po’ più preparati finanziariamente, leggermente più predisposti a investire sul mercato dei capitali, ma non siamo più i risparmiatori di un tempo».