I circa 3 milioni di finanziamento governativo assegnati a Genova per lo sviluppo della ciclabilità urbana verrebbero utilizzati in gran parte per la costruzione di una ciclabile strutturata in corso Italia e il resto per cicloposteggi e altri piccoli interventi.
La Fiab Genova Amici della bicicletta non è d’accordo: “In quanto promotori della mobilità ciclistica cittadina – si legge in una nota – ci sarebbe piaciuto essere coinvolti in questa decisione ma così non è stato. Ci eravamo peraltro offerti di effettuare con i nostri esperti un’analisi di costi e benefici dei vari progetti di ciclabilità urbana che il Comune aveva nel cassetto ma ci servivano alcuni dati che abbiamo chiesto alla direzione Mobilità la quale non ce li ha forniti”.
La decisione da un lato è ineccepibile in quanto si tratta di un progetto pronto che fa parte di quello più ampio della Super 11 Fiumara-Boccadasse. Tuttavia in una chiave di mobilità ciclistica urbana, l’Associazione fa notare che si interviene nel punto meno interessato da questo tipo di mobilità di tutto il tracciato: “Temiamo che si continui a considerare la bici come un mezzo principalmente per lo svago piuttosto che per una forma diversa di mobilità“.
I fondi destinati dal governo erano stati stornati da quelli delle ciclovie turistiche per indirizzarli a quelli delle ciclovie urbane per via dell’emergenza Covid e connessi problemi di mobilità. “Noi li destiniamo alla ciclovia urbana più turistica di tutte e meno urbana di tutte”.
La Fiab si aspettava un maggiore confronto sui progetti con riunioni periodiche con l’Ufficio Smart Mobility “che non ci sono mai state salvo una informale sulla rete d’emergenza della Val Bisagno e Val Polcevera”.
Per quanto concerne i cicloposteggi, la Fiab ritiene che ben venga una parte di finanziamento per questi, “siamo pieni di ciclisti che hanno paura di uscire con la bici perché non sanno dove metterla. Da considerare però che necessitano di finanziamento non solo quelli diurni a rotazione ma anche strutture dove poter ricoverare le bici per più tempo”.
Infine l’associazione riscontra una carenza della comunicazione: “Non basta tracciare ciclabili, la chiave è cambiare le coscienze. Anche il silenzio comunica, la mancanza di informazioni ufficiali lascia il campo agli oppositori che possono gestire il dibattito pubblico facendo valere le proprie posizioni. Le pubbliche amministrazioni che non si occupano della comunicazione e della promozione degli interventi svolti lanciano il messaggio che le attività svolte sono marginali e di scarsa importanza”.