Migliaia di lavoratori rischiano di restare nei prossimi mesi a stipendio zero per alcune settimane.
Dal decreto Rilancio: concesse ulteriori 5 settimane di cassa integrazione che, sommate alle 9 già riconosciute dai precedenti provvedimenti, portano a 14 le settimane ammesse all’ammortizzatore sociale. Fermo restando, però, che la durata della cassa deve essere confinata nel periodo dal 23 febbraio al 31 agosto 2020.
Amara sorpresa: le settimane lavorative contenute nel detto arco tempo temporale sono, purtroppo, 27, non 14.
Ciò comporta, per esempio, che chi ha iniziato la cassa il 23 febbraio e ne ha fruito senza interruzioni fino al 25 aprile, quindi per nove settimane consecutive e, grazie al Dl Rilancio, potrà godere di una proroga di ulteriori cinque settimane, cioè fino al 31 maggio, si troverà dall’ 1 giugno nell’impossibilità di beneficiare di ulteriori periodi di cassa.
Sempre il decreto Rilancio prevede la possibilità di accedere a ulteriori 4 settimane, ma non prima dell’ 1 settembre e fino al 31 ottobre: il calendario, al riguardo, ci ricorda che le settimane che compongono i mesi di settembre e ottobre sono 9, non 4.
Scenario assai drammatico, che espone chissà quante centinaia di migliaia di lavoratori, al rischio (matematico) di restare per 18 settimane a stipendio zero.
Rischio meno imminente solo per i lavoratori del settore turismo e spettacolo, ai cui datori di lavoro è riconosciuta la possibilità di chiedere le ulteriori 4 settimane anche prima del 1 settembre, subito dopo che sono state esaurite le precedenti 14 settimane.
Ancora, una circostanza che si inserisce nello scenario attuale e cordone ombelicale con quanto sopra riferito: dal 17 agosto cesserà il blocco dei licenziamenti.
Dall’Inps: pubblicata una sintesi della situazione a metà maggio delle varie casse di integrazione.
I beneficiari potenziali della cassa integrazione in deroga (per intenderci, quella che coinvolge le Regioni) sono 965.747, di cui solo 193.381 (il 20%!) sono stati pagati. Tanti, troppi dei beneficiari sono ancora in attesa di percepire la cassa di marzo.
Il numero dei beneficiari delle altre casse integrazione (quelle gestite direttamente dall’Inps) è pari a 7.270.729: sono già stati pagati, con anticipo del trattamento da parte dei datori di lavoro, circa 3.800.00 mila lavoratori (il 52% del totale degli aventi diritto) mentre l’Inps ha pagato direttamente 779.000 lavoratori (pari al 10,70% degli aventi diritto).
Varie & eventuali: per rendere concretamente operativi gran parte degli oltre 260 articoli del Decreto Rilancio, saranno necessari 98 (o più) provvedimenti attuativi. Con i conseguenti tempi di attesa.
Poi nel corso dell’iter parlamentare, per la conversione del decreto in legge, gli articoli stessi, a loro volta, potrebbero essere soggetti a modifiche, integrazioni o cancellazioni. E allora si riparte dal punto d’attesa di partenza, come nel gioco dell’oca.
Un po’ di confusione o di errate aspettative nate, non solo, dal titolo di articoli apparsi in qualche quotidiano. Per esempio, quello che annuncia: “Coronavirus Fase 2, tasse e contributi rinviati al 16 settembre ”. Non è così per tutti i datori di lavoro, molti sono esclusi. Sarebbe utile una tempestiva e attenta verifica/valutazione della propria situazione, tramite i consueti consulenti di riferimento.
Piccole buone notizie non per le casse dello Stato, ma per quelle dei lavoratori. La cassa-Covid, concepita e gestita senza abilità e competenza dal potere esecutivo, provocherà (inevitabilmente) una riduzione del reddito. Con essa, una riduzione del gettito fiscale, un incremento delle detrazioni fiscali per i familiari a carico, un aumento dell’assegno per il nucleo familiare e di ogni altro sussidio statale determinato in base all’Isee.