Nessuna tregua per l’edilizia ligure: secondo l’analisi di Ance Genova-Assedil sulla base dei dati delle Casse edili delle quattro province liguri, nel corso del 2018 sono usciti dal mercato del lavoro 280 operai e circa 50 imprese nella nostra regione, passate da 3.640 a 3.593, con 16.525 operai all’attivo. Per quello che riguarda Genova, le imprese iscritte alla Cassa edile sono diminuite di 35 unità e si contano, a fine 2018, 1.659 imprese (-2% rispetto al 2017). In flessione anche il numero di operai attivi: 37 unità in meno nel 2018, passando così da 8.604 a 8.567 addetti (-0,43%).
Dall’inizio della crisi a oggi sono uscite dal settore delle costruzioni circa 800 imprese genovesi e 3.500 addetti.
Tutto ciò nonostante due dati in controtendenza: nel 2018 il numero dei bandi di gara per lavori pubblici è cresciuto rispetto a quello registrato nello stesso periodo del 2017 (90 gare contro 61), così come è aumentato il valore degli appalti: nel 2018 sono stati messi a gara lavori pubblici per un ammontare di circa 111 milioni di euro, contro i 95 milioni del 2017.
Positivo anche il mercato immobiliare residenziale, con un ulteriore incremento tendenziale a Genova pari al 2,2% in confronto al 2017 (10.501 compravendite). Un trend positivo in atto dal 2014. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, le compravendite immobiliari aumentano in tutta la regione tranne che alla Spezia, dove si registra un calo del 2,5% (2.533 contro 2.599). In aumento a Imperia (3.293 transazioni, +5,8%) e a Savona (4.536, +2,1%). In generale, in Liguria le compravendite sono cresciute del 2,2%, toccando le 20.863.
«Si tratta però di segnali positivi che poco impattano sul settore − commenta Filippo Delle Piane, presidente di Ance Genova-Assedil − Ciò che manca è una completa riorganizzazione urbanistica e grossi programmi di investimento che rilancerebbero il settore a livello nazionale. La strategia giusta è quella di ricominciare a investire nel patrimonio abitativo (e non). E soprattutto, bisogna cambiare le regole del gioco: noi abbiamo leggi del ’42 e del ’68, che andavano bene per un Paese in crescita, ma non per un Paese che si trasforma. Ora qualcosa deve cambiare. C’è poi il capitolo fiscalità, punitiva per la demolizione e costruzione e vantaggiosa solo per la ristrutturazione. Ma per essere rinnovata, una buona parte del nostro patrimonio ha bisogno di essere demolita e ricostruita».
Nel resto della regione la situazione cambia poco: secondo i dati diffusi da Ance Genova, nel 2018 la variazione delle imprese del settore alla Spezia è stata negativa di quasi il 2% (679 imprese nel 2017 contro le 666 attuali). Gli operai sono calati del 2,79%: 2.870 contro 2.790. Nell’imperiese le realtà edili sono diminuite, nel giro di un anno, dello 0,89% (677 nel 2017, 671 nel 2018). Addetti in lieve crescita: 2.690 contro i 2.643 del 2017 (+1,78%). In leggero aumento anche le imprese savonesi, 597 nel 2018 contro le 590 del 2017 (+1,19%). Gli addetti invece crollano del 7,74% (2.478 nel 2018, erano 2.686 nel 2017). «La crisi ha colpito soprattutto le imprese più strutturate − riflette Delle Piane − chi ha maggiori costi fissi, non riesce più a mantenerli: da qui si spiega la diminuzione degli addetti. La crisi ha inoltre cambiato la fisionomia del settore: basti pensare che prima del 2008, oltre alle grandi imprese di costruzioni, esisteva un buon bacino di medie realtà, ben strutturate, che contavano tra i 30 e gli 80 addetti. Oggi questa fetta di aziende è quasi completamente sparita e una cosiddetta “media impresa”, se va bene, conta appena una trentina di unità lavorative».
Anche per il 2019 Ance Genova non è particolarmente ottimista e rimanda una possibile ripresa a “data da destinarsi”: «Per quello che riguarda il capoluogo ligure − spiega Delle Piane − qualche elemento positivo c’è: il Comune sta provando ad appaltare, e questo è un buon segno, dobbiamo continuare in quella direzione. Ci sono poi diversi grandi progetti in corso: il Waterfront, il bando per l’Hennebique, gli Erzelli, il progetto Pre-visioni nel centro storico. E c’è il quadrante della val Polcevera, che noi auspichiamo possa essere la palestra della rigenerazione urbana, non solo di Genova e della Liguria, ma anche del Paese. Si tratta comunque di situazioni che non avranno ripercussioni sul 2019, che vediamo ancora in chiaro-scuro, ma speriamo in un risvolto positivo a partire dal 2020. Certo, influiranno anche le grandi opere: il Terzo Valico sta andando avanti – piano – mentre la Gronda è bloccata, e questo ci spaventa: nuovo ponte sul Polcevera e Gronda devono viaggiare in parallelo, uno non può assolutamente escludere l’altra».
In termini di investimenti, le costruzioni in Liguria rappresentano il 7,7% del Pil regionale mentre, in termini di occupazione, il 34% degli addetti nell’industria e il 6,8% dei lavoratori operanti nell’insieme dei settori di attività economica.