Svecchiare le strutture, allineandosi agli standard internazionali, puntando soprattutto sulla tecnologia, ma non solo: dai centri benessere ai servizi digitali, dalla prenotazione via internet al marketing per fidelizzare i clienti.
È quanto hanno bisogno le strutture alberghiere liguri per poter essere competitive sul mercato (ne avevamo parlato qui, qui e qui), visto che spesso rappresentano un po’ il punto debole dell’offerta ligure.
Intesa Sanpaolo ha colto l’occasione per organizzare un evento sulle prospettive del turismo 4.0, mettendo in evidenza il valore e la potenzialità della filiera.
Dall’indagine effettuata da Intesa San Paolo emerge quali sono le principali attrattività del territorio e soprattutto quali sono i principali canali di vendita e promozione.
Il tema degli investimenti è fondamentale, come abbiamo già fatto notare in altri articoli, tra turisti spesso emerge una minor soddisfazione nei confronti delle strutture ospitanti, rispetto ad altre tematiche legate al soggiorno. L’indagine di Intesa andava proprio a toccare alcuni aspetti legati agli investimenti e alla sensibilità verso la formazione
«Abbiamo un plafond dedicato al settore di 5 miliardi – racconta Cristina Balbo, direttore regionale di Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo – ma non solo, possiamo offrire servizi non finanziari, welfare management, formazione per la valorizzazione del capitale umano attraverso una nostra piattaforma».
Inoltre Mediocredito Italiano (la società del gruppo Intesa San Paolo che ha incorporato tutte le realtà dedicate al factoring e al sostegno finanziario a medio termine delle imprese), ha messo a disposizione un desk turismo.
Un mercato tutto da esplorare (e attirare)
Ancora poche le imprese alberghiere liguri che hanno puntato sui mercati emergenti, meno del 10% di coloro che sono stati interpellati, mentre circa il 60% intende farlo in futuro. Per mercati emergenti si intende Russia, Polonia, Cina, Romania, altri mercati dell’Asia e paesi europei soprattutto dell’Est. I Paesi che fanno parte dei mercati maturi rappresentano l’82,3% delle presenze complessive nel 2017, erano l’83,8% nel 2008, segno che poco è cambiato, anche se i russi sono passati da 81 presenze a 201 mila, i polacchi da 50 a 93 mila, i cinesi da 16 a 93 mila.

L’incremento dei turisti internazionali è considerato un modo per abbattere la stagionalità delle presenze. Sinora la Liguria ha attirato solo il 3% di tutti pernottamenti dei turisti stranieri che nel 2017 hanno scelto l’Italia. Il peso della Liguria in termini di presenze turistiche complessive, è pari al 3,7%.
Per quanto riguarda le località marine, la Liguria è al quarto posto in termini di presenze turistiche dietro a Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, con una percentuale maggiore ancora di italiani (7,8%) contro il 5% degli stranieri. «Rappresentano uno dei principali attrattori, ma c’è spazio per crescere – dice Ilaria Sangalli, della direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo – sono ancora poche le regioni che hanno un grado di internazionalizzazione oltre il 50%, la Liguria si ferma intorno al 40, soprattutto grazie allo spezzino e a Genova, mentre il turismo residente è in una fase di lento recupero».
«Rispetto alle altre località balneari la percentuale di stranieri è più bassa – aggiunge Balbo – si può migliorare. Occorre puntare sui 4 stelle, sull’ecosostenibilità, la digitalizzazione. Oggi ci sono molti incentivi, però credo che si debba andare oltre tutto questo».
Sul lungo periodo, rispetto al 2017, i numeri della Liguria sono discreti: prendendo come riferimento il 2008 le presenze hanno registrato un +9,9%. Il turismo di chi arriva fuori dall’Italia è cresciuto del 52%, con un grado di internazionalizzazione del 40,6%, in calo invece il turismo residente: -7,6% (9,2 milioni di presenze).
2018, presenze in calo
Non è solo l’effetto ponte Morandi, anche se i dati di settembre sono particolarmente negativi (-4,17% le presenze complessive).
Le prime proiezioni da gennaio a settembre parlano di un -3,5% di presenze di residenti e un dato abbastanza stabile per gli stranieri.
A prevalere, tre la tipologia di località turistiche, sono ancora quelle marine, che assorbono ben l’83% delle presenze. In crescita a due cifre il turismo d’arte, che dal 2008 al 2017 ha segnato un +30% per 1,8 milioni di presenze, ben +64% quelle straniere.
A livello provinciale si può capire bene quale sia la differenza tra turisti residenti e non residenti.
Cinque i tematismi da potenziare secondo Intesa Sanpaolo: naturalistico-montano e sportivo, enogastronomico, termale, eventi culturali/musicali e luxury travel, facendo una sinergia tra grandi attrattori e località complementari. «Bisogna trovare delle formule per percorsi esperenziali che valorizzino il territorio, com’è accaduto per le Cinque Terre per esempio, il potenziale c’è – dice Balbo – così si allungherebbero anche i tempi di permanenza».