La Liguria è la prima regione per quanto riguarda il “peso” dell’economia del mare sul tessuto imprenditoriale locale: il 9,2% del totale, in crescita rispetto all’anno scorso di un decimo di punto percentuale. Una forza imprenditoriale che, a livello nazionale, cresce rispetto al resto dell’economia, grazie ad una variazione negli ultimi cinque anni di circa l’8% a fronte di una flessione di quasi un punto percentuale al di fuori della blue economy
È quanto emerge dal rapporto 2018 (relativo al 2017) sull’Economia del Mare presentato ieri a Sabaudia, in base ai dati di Unioncamere, in occasione della quarta giornata nazionale sull’economia del mare.
La Liguria distanzia di gran lunga le altre regioni: la Sardegna è seconda con il 5,8%, il Lazio è terzo con il 5,4%.
La Spezia è la seconda provincia italiana, a un passo dal primo posto: 12,8%, dopo Rimini (12,9%). Un’incidenza in crescita: era il 12,3 nel 2016 (Rimini è rimasta stabile). Al momento non sappiamo però se questa crescita è dovuta a un calo degli altri settori.
Un valore aggiunto nelle economie locali di 3,3 miliardi di euro per la Provincia di Genova (era 3,4 miliardi nel 2016), seconda solo a quella di Roma (7 miliardi) e quarta per percentuale sul totale del valore aggiunto dell’economia provinciale: 12,6% (era 13 nel 2016).
Lo studio si basa su un’operazione di perimetrazione che si realizza nell’individuare, da un lato, attività intrinsecamente legate al mare (pesca, trasporto marittimo…) e, dall’altro, di attività la cui connotazione marina è connessa alla prossimità delle coste (ad esempio attività turistiche) o a particolari casi specifici (estrazione off-shore di petrolio e gas).
Lo studio procede quindi alla stima della capacità di attivazione sul resto dell’economia, stimando il relativo moltiplicatore a partire dalle tavole input-output (quanti euro si attivano al di fuori della filiera del mare per ogni euro prodotto da questa).