«Nel nostro istituto circa metà del nostro staff proviene da 50 diverse nazioni del mondo. È quindi interessante scoprire quali sono le sensazioni degli stranieri in merito alla smart city. E si scopre che tra le cose messe in luce c’è la mancanza di campi sportivi, la trasandatezza dei luoghi, la mancanza di scuole internazionali».
A dirlo è Roberto Cingolani, direttore dell’Istituto italiano di tecnologia, nel corso della prima giornata della Genova Smart Week. «Chiedono di più dal territorio in cui vivono: sono tutte cose che vengono dette con spirito costruttivo, perché loro fanno il tifo per il territorio in cui hanno deciso di trasferirsi e vivere».
L’Istituto italiano di tecnologia è al momento impegnato nello sviluppo di molte tecnologie che hanno a che fare con la sostenibilità e l’ambiente, due cardini delle smart city: «In particolare, lo sviluppo di materiali biodegradabili per il packaging alimentare, per il recupero delle acque. Ma anche tutte le attività di robotica e di intelligenze artificiali applicabili alla salute».