Il consiglio metropolitano di Genova approva la revisione del piano rifiuti. Il piano comprende tutti gli atti e i progetti approvati per la nuova discarica di Scarpino 3 e per la gestione del percolato della vecchia discarica dello stesso monte, le norme su come gestire i rifiuti fino all’adeguamento degli impianti, l’affidamento dei servizi nel periodo transitorio sino al 2020, le stime sulle quantità di rifiuti urbani residui e sulla frazione organica della raccolta differenziata e i relativi impianti.
La delibera consiliare è necessaria per proseguire, con la nuova fase di consultazione pubblica, la Vas per cui la Città metropolitana ha elaborato anche il rapporto ambientale con sintesi del piano.
Rispetto alle modalità di gestione del rifiuto prima dell’adeguamento degli impianti la Città metropolitana utilizzerà anche un modello di calcolo, elaborato dal centro servizi per il Polo universitario di Savona dell’Ateneo genovese che lo sta perfezionando. Secondo i primi dati del modello che analizza tutte le variabili del sistema dei conferimenti per trovare soluzioni ottimali sarebbe possibile smaltire circa il 75% del rifiuto all’interno della Liguria, un valore che se fosse confermato segnerebbe la fine dell’attuale emergenza.
Per l’affidamento dei servizi nel periodo transitorio le linee guida della Città Metropolitana sono state integrate tenendo conto degli schemi di capitolato predisposti dalla Regione e le stime dei fabbisogni di trattamento sono state riviste e risultano coerenti con quelle del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti.
Per il piano metropolitano è strategico superare la frammentazione delle gestioni esistenti attraverso i Bacini di affidamento, 8 nel periodo transitorio. L’affidamento del servizio di raccolta e trasporto riguarderà, in linea di principio, ogni bacino nel suo complesso, con la duplice possibilità contrattuale dell’accordo quadro o del contratto unico sottoscritto dal Comune capofila. Concluso il periodo transitorio si procederà ad affidare unitariamente la gestione dei rifiuti nell’area omogenea come prevede l’art. 202 del decreto legislativo 152/2006, salvaguardando fino alla scadenza le gestioni esistenti e legittimamente consolidate dalle norme nazionali e comunitarie in materia.
Il piano prevede inoltre l’adozione, come modello di riferimento, di sistemi di raccolta porta a porta, declinati e adattati ai diversi contesti del territorio per raggiungere l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata.
Gli impianti sono stati definiti tenendo conto delle indicazioni del Piano regionale di gestione dei rifiuti che stima un fabbisogno di trattamento e smaltimento al 2020 per i rifiuti indifferenziati residui (RUR) di 151.000 tonnellate annue e per la frazione organica biodegradabile da raccolta differenziata di 89.100 tonnellate annue nel territorio metropolitano.