«Non reddito per tutti ma lavoro per tutti» ha invocato Papa Francesco nel discorso tenuto nello stabilimento Ilva di Cornigliano davanti a tremila lavoratori, prima tappa della sua visita a Genova. Il Pontefice è arrivato in auto allo stabilimento alle 8.30.
Il suo intervento, formulato in risposta a quattro domande, di un imprenditore e di tre lavoratori, è stato centrato sul valore del lavoro e sulla figura dell’imprenditore. «Oggi – ha detto Francesco – il lavoro è a rischio, questo è un mondo in cui il lavoro non si considera con la dignità che ha e che dà», eppure «il mondo del lavoro è una priorità umana e pertanto è una priorità cristiana».
L’imprenditore «deve essere prima di tutto un lavoratore, deve condividere le fatiche dei suoi lavoratori» e «non è un buon imprenditore chi ama licenziare, chi pensa di risolvere i problemi della sua azienda licenziando gente non è un buon imprenditore, è un commerciante, oggi vende la sua gente, domani vende la dignità propria».
Secondo Francesco oggi «una malattia dell’economia è la progressiva confusione tra imprenditore e speculatore, bisogna temere gli speculatori non gli imprenditori».
Per definire la figura dell’imprenditore il Pontefice ha citato Luigi Einaudi: «migliaia, milioni di individui – ha scritto l’economista – lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. e così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente con altri impieghi»
Francesco ha invitato a non rassegnarsi «all’ideologia che sta prendendo piede per cui cui una parte dei cittadini lavora e altri vengono mantenuti da un assegno sociale». È giusto chiedere «non reddito per tutti ma lavoro per tutti, si va in pensione all’età giusta ma è contro la dignità della persona l’assegno a 30 a 35 anni»
Il Papa ha condannato «la cultura della competizione fra lavoratori dentro l’impresa» e il fatto che «la tanto osannata meritocrazia al di là delle buone fede di alcuni sta diventando una legittimazione etica della diseguaglianza», e il consumo «idolo del nostro tempo», con i suoi mercati pieni di merci, «cattedrali che promettono salvezza».
Il Pontifice ha quindi lasciato l’Ilva per raggiungere la cattedrale di San Lorenzo, dove è entrato alle 10. All’interno l’incontro con seminaristi, sacerdoti, consacrati e consacrate: in tutto 1.900 persone. Prossime tappe, ore 12.15 incontro al Santuario di Nostra Signora della Guardia con una rappresentanza di 2.700 giovani, pranzo con 135 tra poveri, profughi, senzatetto e detenuti, ore 15.45 arrivo all’ospedale pediatrico Gaslini di Quarto e incontro con 600 tra bambini ricoverati, genitori e personale dell’ospedale. All’uscita il Papa percorrerà in auto la strada litoranea (via Caprera, via Cavallotti, corso Italia) fino a piazzale Kennedy. Ore 17 Messa in piazzale Kennedy. Ore 19.30 ultimo saluto all’aeroporto Colombo.