La settimana ha visto indici azionari sostanzialmente invariati, mentre sull’obbligazionario si è continuato ad assistere a giornate volatili. L’inizio della settimana ha visto importanti vendite su tutto il comparto governativo area Euro, mentre nei giorni seguenti sono seguite decise ricoperture, soprattutto concentrate sulla periferia.
Il decennale è rimasto alla fine invariato rispetto alla chiusura della settimana precedente. Questo suggerisce che il mercato è condizionato dalla massiccia presenza di operatori «Fast Money», tipicamente con un orizzonte temporale di investimento molto breve, mentre gli investitori tradizionali «Real Money», che tendono a garantire maggiore stabilità delle quotazioni, per il momento sembrano essere in minoranza.
Le parole di Merkel, propense alla creazione di un’Europa a due velocità, e quelle di Le Pen, favorevoli all’uscita della Francia dall’Eurozona, hanno creato timori sulla tenuta e sulla irreversibilità della moneta comune. La situazione attuale è molto complessa, ci sono profonde divergenze su molti temi, per esempio sul fatto se sia possibile o meno che un Paese possa uscire dall’Euro con una decisione unilaterale e soprattutto in quale divisa dovrà essere rimborsato il debito del Paese uscente. Le incertezze tendono sempre a destabilizzare i mercati e a penalizzare gli asset più vulnerabili, come in questo caso sono stati i governativi periferici.
La crescita dello spread BTP-Bund in area 200 bps, i massimi da tre anni a questa parte, rappresenta la conseguenza di un aumentato rischio, seppur remoto, dell’uscita dell’Italia dall’Euro. Impossibile oggi qualsiasi ragionamento su un eventuale break-up della moneta unica, sia perché siamo nel campo delle ipotesi sia perché non è una soluzione contemplata nei trattati europei e pertanto si entrerebbe in una dimensione a oggi assolutamente inesplorata. A riprova, pensando alla recente Brexit possiamo solo dire che attualmente esistono, a otto mesi dal referendum, grossissime incertezze su come l’uscita della Gran Bretagna dal mercato unico si concretizzerà.
Le previsioni Ue relative a crescita economica, inflazione e tasso di disoccupazione, seppur lievi, mostrano segni di miglioramento. A livello aggregato, per il prossimo biennio viene previsto un PIL in risalita dell’ 1,7%, scomponendo il dato, spicca la Germania a +1,8%, mentre l’Italia è vista a +1%. Il tasso di inflazione è stimato in progressione di 1,7% per il 2017 e dell’1,4% per il 2018. La disoccupazione a livello di macroarea viene pronosticata tendenzialmente in calo dal 10% al 9,1%, con la Germania stabile al 4,1%, mentre l’Italia dovrebbe passare dall’11,7% attuale al 11,4% nel 2018.
In questa settimana dagli Stati Uniti arriveranno le evidenze sugli andamenti dei prezzi al consumo, mercoledì le vendite al dettaglio e giovedì sono attesi i dati sui nuovi sussidi di disoccupazione e sullo stato di salute del settore immobiliare.
In Europa si aspetta l’indice ZEW sulla fiducia delle imprese tedesche e dell’Eurozona, poi l’attenzione sarà rivolta alla pubblicazione del Pil del quarto trimestre, sia a livello nazionale, sia aggregato.