Per costruirla ci misero quindici anni, dal 1879 al 1894, per raddoppiarla non sono bastati 35 anni: si tratta della linea ferrovia Pontremolese, fondamentale per il nuovo asse portuale La Spezia-Marina di Carrara. Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio a fine novembre ha freddato gli entusiasmi giudicando tale progetto «costoso e ambizioso» e provocando le reazioni dei fautori dell’opera.
«Con le nuove tecnologie non è più necessario il raddoppio dei binari per ottenere i medesimi effetti» ha sostenuto l’ex sindaco di Reggio Emilia, rammentando quanto avvenuto a Venezia, dove un investimento tecnologico ha permesso un enorme risparmio sulle infrastrutture. Una soluzione simile è studiata da Rfi sulla linea appenninica. Un primo stralcio è stato stanziato invece per la Tibre, la autostrada Tirreno-Brennero, con la bretella Nogarole Rocca-Parma, con lo sblocco di 500 milioni di euro di lavori. Per la Pontremolese nei prossimi due anni potranno arrivare fondi per finanziare il miglioramento della struttura.
Per tutta risposta l’Associazione Tirreno-Brennero, ricostituita a novembre alla Spezia, ha rilanciato il progetto di ammodernamento della linea, rimasto incompiuto dopo i primi 62 chilometri realizzati dalla Spezia a Villafranca Lunigiana e di là dal valico appenninico da Solignano a Osteriazza.
In un incontro che si è svolto lunedì 12 dicembre alla Spezia, gli esponenti politici e istituzionali delle province spezzina, apuana e di quelle emiliane hanno deciso di passare all’attacco. Non a caso i deputati parmigiani Patrizia Maestri e Giuseppe Romanini, insieme alla collega massese Martina Nardi, hanno presentato un ordine del giorno, accolto dal governo, per chiedere che la Pontremolese venga inserita nelle opere da finanziare con i fondi previsti nel decreto fiscale recentemente approvato: 320 milioni per il 2017 e 480 milioni per il 2018 per interventi sulla rete ferroviaria italiana. Il fatto che il governo lo abbia accolto è considerato un ottimo segnale, anche se ancora non è prevista alcuna copertura finanziaria per la linea Parma-La Spezia.
«L’Associazione Tirreno Brennero – ha detto il presidente Piergino Scardigli – è chiamata ad assumere tutte le azioni necessarie a sollecitare le attenzioni del governo, delle Ferrovie e in particolare delle Regioni. Per questo chiederemo il primo incontro a Firenze con il governatore Enrico Rossi, in modo che anche la sua amministrazione dia la giusta spinta allo sviluppo dei progetti. La chiave di volte infatti è l’atteggiamento delle Regioni. È da loro che partono gli impulsi per i piani strategici nazionali».
I lavori sono fermi dal 2014, quando si chiusero i cantieri della tratta di 12 chilometri Solignano-Osteriazza. Restano così oggi da realizzare 64 chilometri, suddivisi nelle seguenti tratte: sul versante emiliano Parma-Osteriazza 25,5; la galleria di valico Berceto-Pontremoli per 21 chilometri; sulla tratta lunigianese da Pontremoli a Chiesaccia per 17,5 chilometri. La spesa per il completamento del raddoppio e per la nuova galleria di valico è valutata in 2 miliardi e 247 milioni di euro a fronte di una disponibilità di fondi pubblici pari a 56 milioni di euro. Vista l’entità delle risorse necessarie la ripresa dei progetti è stata studiata per tratte con priorità alla Parma-Osteriazza, suddivisa ancora in sub tratte. Quest’ultima linea infatti dovrebbe essere realizzata in tre lotti: Parma-Vicofertile, Vicofertile-Collecchio e Collecchio-Osteriazza.