Per tre liguri su quattro l’abusivismo commerciale non è un reato. Lo rivela l’indagine svolta da Cescot Confesercenti su un campione di 500 residenti in Liguria e presentata oggi nel corso del convegno “Abusivi dichiarati, abusivi autorizzati”, nella sede dell’associazione. Per metà di campione intervistato, l’abusivismo è solo un’irregolarità burocratica, mentre solo il 23% lo giudica effettivamente un reato da condannare. Il 66% ammette di aver comprato almeno una volta della merce non conforme, mentre solo l’11% non lo farebbe mai perché contro la legge.
Questi alcuni dei motivi per cui gli esercenti ritengono opportuno istituire un tavolo di coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti, Regione e Comuni compresi, insieme alle forze dell’ordine, per avviare una massiccia campagna di sensibilizzazione del consumatore in modo che venga sempre più indirizzato verso una cultura della legalità. «I risultati della ricerca non sono affatto positivi – commenta Andrea Dameri, direttore di Confesercenti Genova – è necessario sensibilizzare i consumatori sui rischi per la salute, sulle mancate tasse introitate che vengono messe sulla schiena di tutti i cittadini e sui danni a imprese e posti di lavoro regolari. Senza la cultura della legalità, il lavoro d’intelligence per bloccare la merce contraffatta o fuori norma e l’attività di repressione non potranno mai portare a risultati significativi, né servirà a contenere il fenomeno».
Dall’indagine svolta emerge che i consumatori, intervistati per le strade, difficilmente riescono a dare una definitizione di “venditore abusivo”. Tra la stragrande maggioranza di coloro che hanno comprato da abusivi almeno una volta, il 24% lo ha fatto perché conviene, il 22% perché pensa di aiutare il venditore a sopravvivere. Il 9% non compra dagli abusivi per mancanza di fiducia.
Lo scenario non cambia se si guarda all’online: al netto del 31% degli intervistati che riferisce di non comprare mai su internet, un cospicuo 25% ammette di comprare prodotti contraffatti quando ne ha convenienza e addirittura l’11% afferma di farlo abitualmente. Solo il 9% motiva con l’illegalità la scelta di non acquistare merce irregolare sul web.
«Ci deve essere un’attenzione particolare da parte degli enti locali, in particolare i Comuni, su questo problema – afferma l’assessore regionale allo Sviluppo economico Edoardo Rixi – Le Regione fa le leggi, ma l’applicazione spetta alle amministrazioni comunali. A mio avviso ci sarebbe anche la necessità di rivedere gli organici: il fenomeno è più elevato rispetto a 15 o 20 anni fa, mentre la struttura organica della polizia municipale di Genova, per esempio, è rimasta la stessa».
Un’altra faccia dell’abusivismo è quella dell’evasione fiscale: il 60% dei consumatori si dice disponibile a rinunciare alla fattura. Chi semplicemente per risparmiare qualcosa (il 27%), chi solo se lo sconto vale effettivamente la pena (11%), chi infine perché pensa che i soldi pagati allo Stato andrebbero comunque sprecati (22%). E in questo caso solo il 10% del campione è consapevole che l’acquisto di merce senza scontrino si configura come un illecito.
«Avevamo il sentore che nei confronti dell’abusivismo commerciale ci fosse una tacita tolleranza da parte dei consumatori, ma sinceramente non ci aspettavamo che i numeri andassero così nettamente in questa direzione – ammette Massimo Vergassola, direttore del Cescot e curatore della ricerca – È evidente quindi come nel nostro Paese serva innanzitutto un recupero della legalità intesa come imperativo morale, nel momento in cui il deterrente della sanzione non è sufficiente o, addirittura, nemmeno conveniente se paragonato alla pressione fiscale che, per le aliquote più elevate, arriva fino al 70% dell’imponibile. D’altra parte, esistono anche casi limiti come quello di una madre che, ai nostri intervistatori, ha ammesso di aver dovuto comprare ai suoi tre figli altrettanti piumini contraffatti, perché altrimenti non avrebbe saputo come pagarli: è evidente che situazioni come questa esprimono un disagio che va al di là della semplice percezione di cosa è giusto e sbagliato».
Secondo i dati raccolti da Confesercenti, intorno all’abusivismo commerciale ruota un giro d’affari di oltre 640 milioni di euro solo in Liguria, più di 21 miliardi nel Paese.