Discutere prima per procedere spediti dopo, con il consenso della popolazione interessata. È l’obiettivo della proposta di legge “Norme regionali in materia di partecipazione e dibattito pubblico” depositata dal gruppo del Partito democratico in Regione Liguria, primo firmatario il consigliere Juri Michelucci.
«Il provvedimento – spiega Michelucci – intende promuovere con il dibattito pubblico la partecipazione attiva dei cittadini in materia di opere pubbliche, attraverso un confronto consapevole con le istituzioni, riavvicinando la cittadinanza alla politica». La legge regionale proposta da Michelucci e dagli altri firmatari del Pd punta a normare un istituto, il dibattito pubblico, che può contare su esperienze europee consolidate e leggi regionali vigenti in Toscana ed Emilia Romagna.
Secondo la proposta del Pd, che andrà in commissione e poi sarà votata in consiglio, il dibattito sarà promosso da un collegio, nominato dal consiglio regionale e sarà formato da persone di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipate. Il collegio, che avrà sede presso la giunta, dovrà valutare, attuare e verificare il percorso della partecipazione entro tempi definiti, assicurando ai cittadini la diffusione della documentazione e della conoscenza del progetto.
Il dibattito pubblico si svolgerà per le opere al di sopra dei 50 milioni di euro (nel caso di iniziative private con la collaborazione del soggetto proponente). Al di sotto dei 50 milioni e fino ai 10 milioni di euro il dibattito potrà essere attivato direttamente dal collegio oppure su richiesta della giunta, del consiglio regionale, dei Comuni direttamente interessati dalla realizzazione dell’opera o da un numero di cittadini pari almeno all’1% della popolazione regionale, anche su iniziativa di associazioni e comitati.
Conclusa la fase di ascolto e di confronto, che potrà durare al massimo 90 giorni, con una sola proroga di altri 30, il collegio predisporrà un documento finale contenente gli argomenti sostenuti, le proposte avanzate e una valutazione finale sulla prevalenza degli orientamenti espressi. Il soggetto promotore dell’opera alla fine del percorso motiverà le sue scelte alternative, che potranno comprendere la rinuncia all’opera, la presentazione di altre proposte, la modifica del progetto iniziale. Il dibattito andrà sostenuto con risorse pubbliche. La proposta di legge riguarda anche progetti partecipativi per opere con investimenti inferiori a quelli previsti dalla legge per il dibattito pubblico, in questi casi il collegio ne valuterà l’ammissibilità.
Gli orientamenti emersi dal dibattito pubblico non saranno formalmente vincolanti per le amministrazioni «ma è chiaro – spiega il consigliere Giovanni Lunardon – che aprendo un dibattito pubblico si stringe un patto con la cittadinanza che poi è difficile disattendere. Se si mobilitano i cittadini per chiedere il loro parere bisogna poi rispettarlo». La capogruppo del Pd Raffaella Paita difende anche il primo esperimento di dibattito pubblico fatto in Liguria, quello sulla Gronda, che ha portato a una scelta definitiva ma non ha messo d’accordo tutti. «Il dibattito sulla Gronda – spiega Paita non prevedeva l’opzione zero, per questo ha lasciato argomenti a chi contesta l’opera. Ma non è stato un fallimento, è andato nella direzione giusta, bisogna anche tenere presente che ha precorso i tempi. Ora disponiamo di esperienze e maggiori conoscenze per organizzare un dibattito pubblico. Crediamo che il dibattito sia uno strumento di fondamentale importanza per realizzare le opere. Noi vogliamo la “crescita felice” ma coinvolgendo i cittadini. A volte i ricorsi nascono perché non c’è stata discussione con il territorio».
La proposta di legge passerà alla commissione dei capigruppo il 25 maggio per la calendarizzazione, Paita confida che ottenga un consenso “trasversale”.