Se per le istituzioni europee e nazionali si registra una maggiore presenza femminile nei parlamenti che nei governi (solo due le donne premier nell’Ue), nelle regioni italiane le donne sono in percentuale più numerose nelle giunte che nei consigli. A dirlo a l’ultima analisi di Openpolis. Si parla di quasi il doppio delle nominate nelle giunte (35% di donne) rispetto alle elette nei consigli regionali (18% di consigliere). In Liguria la percentuale scende al 29% nella giunta (sono due su sette gli assessori donna, Ilaria Cavo e Sonia Viale), e al 16% in consiglio (Lilli Lauro, Raffaella Paita, Stefania Pucciarelli, Alice Salvatore, Sonia Viale).
La percentuale maggiore di quote rosa in una giunta regionale italiana è quella della Campania (75%), mentre in Molise non vi è alcuna donna tra gli assessori. Nei consigli, percentuale più alta in Emilia Romagna (32%), quella più bassa in Basilicata (nessuna presenza rosa). Il gap più ampio tra la presenza rosa in giunta e in consiglio si riscontra in Calabria, dove la quota delle donne in giunta (43%) è 14 volte superiore a quella del consiglio (3%).
Scarsi i ruoli economici lasciati alle donne: per lo più le deleghe affidate sono a lavoro e istruzione e formazione (61%) e nel cosiddetto welfare non sanitario (politiche socio-assistenziali, sussidi e simili, in questo caso sono il 57%). Solo il 18% delle donne nelle giunte regionali italiane gestisce il bilancio. Per quello che riguarda i ruoli-chiave, il 10% è presidente (Debora Serracchiani in Friuli Venezia Giulia e Catiuscia Marini in Umbria), il 29% ricopre la carica di vicepresidente (anche nel caso della Liguria).
In coerenza con la logica riscontrata finora, la presenza delle donne si riduce man mano che l’istituzione aumenta di importanza. Nei Comuni più piccoli si registra la quota maggiore di sindaci donna: 14% sotto i 5 mila abitanti e 13% in quelli fino a 20 mila abitanti. Nei Comuni di media dimensione, tra 20 e 100 mila abitanti, la quota scende al 9%. Nelle città tra 100 e 300 mila sono donne solo il 3% dei sindaci. I primi cittadini delle grandi città sono tutti uomini: Ancona è la maggiore città italiana con una sindaca (Valeria Mancinelli, Pd).
Le giunte delle grandi città vedono una maggiore presenza femminile, in controtendenza con quanto visto finora. Maggiore il Comune, maggiore la quantità di donne assessore. Oltre la soglia dei 100 mila abitanti, le assessore sono il 40% e oltre. Nelle città di medie dimensioni la quota scende al 36-37%. Nei piccoli e piccolissimi Comuni gli assessori donna sono poco più del 30%. Nei quattro capoluoghi di provincia liguri, troviamo cinque assessori donna su 11 (Anna Maria Dagnino, Emanuela Fracassi, Elena Fiorini, Carla Sibilla e Isabella Lanzone). Isabella Sorgini ed Elisa Di Padova sono le uniche due donne a far parte della giunta comunale di Savona (sette componenti). Nella giunta comunale di Imperia troviamo tre assessori donna su otto: Enrica Chiarini, Enrica Fresia, Maria Teresa Parodi. Tra gli otto assessori della giunta spezzina, Francesca Angelicchio e Patrizia Saccone sono le due donne presenti.
Per ciò che riguarda i consigli comunali, nelle grandi città solo il 22% dei consiglieri è donna. La ragione può essere duplice: se da un lato vale lo schema consolidato (nei ruoli più influenti il genere maschile è quello dominante), dall’altro molti di questi Comuni sono andati al voto prima che entrasse in vigore la legge 215/12 sulla rappresentanza di genere. Nei livelli inferiori la percentuale cresce, raggiungendo il massimo nei Comuni tra 5mila e 20mila abitanti: 30%. Sui 40 consiglieri comunali a Genova, 9 sono donna. A Savona le consigliere sono 7 su 33. Il consiglio comunale di Imperia, 31 componenti, conta 12 consigliere. 33 i componenti del consiglio comunale della Spezia: di questi, solo quattro donne.