«Le modifiche apportate al Testo Unico sul commercio spalancano finalmente le porte a una sana concorrenza tra marchi, spezzando le catene del monopolio in cui è stata imbrigliata la Liguria ormai da anni. Nessun regalo ai soggetti singoli della grande distribuzione, se mai condizioni di partenza uguali per tutti sotto un’unica regia, quella regionale, che può garantire un punto di vista complessivo su tutto il territorio, al di là delle ottiche campanilistiche».
Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti interviene in merito alle modifiche, licenziate ieri dalla commissione III competente in materia, al Testo Unico sul Commercio con cui la Regione riassume competenze dirette sul commercio e quindi sulla pianificazione delle nuove aperture sulle medie e grandi superfici di vendita, una competenza che era già stata dell’Ente di piazza De Ferrari fino al 2012.
«I Comuni – osserva Rixi, assessore regionale allo sviluppo economico e al commercio– anche per fare cassa, visti i continui tagli dei governi che si sono succeduti, hanno con frequenza rilasciato autorizzazioni alle grandi catene di distribuzione, causando un effetto moltiplicatore delle superfici di vendita senza un controllo omogeneo e complessivo in zone limitrofe. Inoltre, abbiamo assistito al proliferare di centri commerciali in zone rosse o a rischio esondazione o in situazioni urbane dove l’insediamento di un grande centro commerciale ha provocato, oltre a effetti disastrosi sulla mobilità, la desertificazione di un piccolo commercio di tradizione storica e di importanza strategica come presidio di sicurezza per cittadini e quartiere».
Toti e Rixi, in una nota congiunta, sottolineano «l’assoluta necessità di stabilire una sana concorrenza tra operatori della grande distribuzione, a tutto vantaggio dei consumatori liguri che oggi pagano mediamente il 25%-30% in più rispetto alle regioni confinanti. Come rileva Altroconsumo, i genovesi sono i più penalizzati della regione, con una spesa media annuale, a parità di prodotti, 300 euro maggiore rispetto alla Spezia, dove negli anni è stata più diffusa l’apertura a grandi marchi in concorrenza tra loro».