Già fermi, «ma con il beneficio di mettere un punto interrogativo», sottolinea il presidente di Confindustria Genova Giuseppe Zampini.
I dati raccolti dal centro studi dell’associazione intervistando aziende rappresentative del 21,6% del totale degli addetti, indicano che nel primo semestre 2016, rispetto alle aspettative della fine dell’anno 2015, qualcosa si è fermato. «Non sappiamo ancora se è indice della ripresa della crisi o un momento di sosta per fatti geopolitici internazionali – dice Zampini – ma io sono portato a pensare che sia una fase transitoria, anche sulla base della fiducia degli imprenditori, che è più elevata rispetto a quella degli anni precedenti. Sembra una difficoltà legata alla situazione del sistema bancario, dell’instabilità dei mercati internazionali e non c’entra ancora la Brexit». Nel settore bancario la raccolta diretta su clientela e gli impieghi sono diminuiti del 10,4% rispetto allo stesso semestre del 2015.
Il manifatturiero ha avuto performance complessivamente negative: ordini Italia -1,8%, contro quelli esteri che restano al +8%, calano fatturato Italia (-1%), prezzi di vendita (-0,1%), e produzione (-0,1%). Entrando nel dettaglio male la metalmeccanica (-7% fatturato verso la clientela nazionale), l’elettronica e le comunicazioni (-5,2% produzione e -9,1% ordinativi italiani, ma +20% quelli esteri), meglio le aziende chimiche e farmaceutiche (produzione -0,7/ e +7% fatturato estero) anche se le previsioni per il secondo semestre non sono buone. Flessioni anche per il comparto estrattivo (-9,8% produzione e -8,3% fatturato) e per plastica e gomma (circa -5% la diminuzione di produzione e fatturato). Positivo l’andamento dell’alimentare (+1,4% il fatturato e +2,6% gli ordini), rialza la testa il settore degli editori e dei cartai dopo una crisi pesantissima (+2,5% produzione) e anche l’abbigliamento e il tessile segnano variazioni positive anche se inferiori all’1%. Migliora l’impiantistica e la manutenzione (commesse aumentate del 4,6%), in ripresa anche la cantieristica navale (+2,2% produzione).
Non tutto in verità si è fermato: «Turismo, passeggeri nel porto, l’occupazione, gli ordinativi italiani che si stanno riprendendo, pur negativi, l‘export sta ancora tirando anche se influenzato da una situazione di difficoltà internazionale». Il turismo segna un +11,4% sul fatturato interno, +2,8% su quello estero, un +1,2% sui prezzi di di vendita, e un +5,5% di occupati.
Per quanto riguarda il porto la flessione del tonnellaggio delle merci è pari al 2,9% nel primo semestre, con il crollo delle rinfuse solide (-38,4%), i passeggeri invece sono aumentati del 10,1% grazie sia alle crociere (+42 mila unità) sia ai traghetti (+49 mila unità). In calo invece sia i movimenti degli aeromobili (da 9.341 a 8.433) sia i passeggeri in transito 8da 642.599 a 582.182) all’Aeroporto Cristoforo Colombo.
Bene anche i servizi di terziario avanzato, trascinati dal fatturato (+3,1%) e dagli ordini interni (+3,4%). Decisamente positivi anche i dati della sanità privata: +7,4% il fatturato, +7,9% le prestazioni, +3,2% gli occupati.
Zampini evidenzia anche i segnali positivi sul territorio: «L’abbassamento degli oneri di urbanizzazione per esempio», ma le aziende per esempio sono preoccupate per il ritardo sul piano energetico regionale: «Solo nelle ultime ore siamo riusciti a parlare con l’assessore regionale Edoardo Rixi che si è impegnato a chiudere entro ottobre la questione. Abbiamo fissato un appuntamento il 5 settembre».
Il futuro per le imprese partecipanti all’indagine dovrebbe andare meglio rispetto al presente: le prospettive sono di +5% di fatturato, +9,4% di ordini, +5,1% di esportazioni e +0,4% di occupati. È anche vero che rispetto alle previsioni del semestre precedente le cifre sono state ben diverse: gli ordini acquisiti sono stati meno delle previsioni al 12 febbraio 2016: -2,2% contro un +6,2% previsto.
L’incompiuta Erzelli è un altro dei punti chiave e Zampini conferma l’auspicio di avere un commissario o comunque un responsabile del progetto: «Come è stato fatto a Milano per le aree Expo».
È innegabile comunque la difficoltà di alcune grandi aziende del territorio, Ericsson, Piaggio Aero, Ilva: «Non possiamo fare a meno della siderurgia, ci auguriamo che il percorso di cessione degli asset si concluda al più presto, perché se si sta assenti dal mercato per troppo tempo poi non recuperi più. Le capacità ci sono sia a Genova sia a Novi Ligure, qualunque sia la cordata a prevalere però c’è la necessità di vedere qualcosa nero su bianco».