Sono circa 3 mila i genovesi che potrebbero andare in pensione se venisse modificata la legge Fornero. È questo uno dei dati emersi questa mattina a Genova nel convegno organizzato da Spi, Cgil e Fondazione Di Vittorio dal titolo “Cambiare la legge Fornero per dare sicurezza ai pensionati, certezze ai lavoratori, futuro ai giovani”.
La stima tiene conto dei dati Inps sui lavoratori dipendenti in provincia di Genova nella fascia di età 60-64 che risultano essere 7.665. Di questi si ipotizza che circa la metà raggiungano i requisiti per la pensione in modo autonomo, mentre per il resto, la modifica della Fornero sarebbe la soluzione per ottenerli. L’analisi fatta oggi dal sindacato evidenzia diversi altri aspetti da tenere in considerazione quando si parla di pensioni, sfatando, per esempio, alcuni luoghi comuni come quello che vi siano schiere di baby pensionati, pensionati d’oro o che i pensionati non paghino le tasse. I dati dimostrano che nella nostra regione la maggioranza di persone in pensione sono over 60 (oltre 350 mila pensionati) e che gli importi sono tutt’altro che da sogno con più di 200 mila pensionati sotto i 1.500 euro lordi al mese e che i nostri pensionati sono al terzo posto in Europa per tasse pagate (prima di noi ci sono solo Svezia e Paesi Bassi).
Oltre a quello italiano, durante il convegno sono stati analizzati anche i sistemi vigenti negli altri Paesi europei con una comparazione tra 8 nazioni, indagine curata da Paola Repetto del Dipartimento Previdenza dello Spi. Lo studio mette a confronto Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna e Svezia, oltre naturalmente l’Italia. Come sottolinea Repetto, «Lo studio dei dati e della normativa, nazionale e europea, ci conferma nella convinzione che l’attuale sistema previdenziale italiano sia marcato da profonda iniquità, che, se lo rendono economicamente sostenibile anche nel lungo periodo, ne tradiscono lo scopo: quello di garantire a coloro che sono già in pensione e a coloro che ci andranno domani una vita serena e un reddito dignitoso. Emerge pertanto la necessità di non limitarsi a marginali aggiustamenti della legge Fornero, ma di procedere, invece, a una profonda modifica, che ne corregga radicalmente l’impostazione».