“Testimoni di un secolo” di Ugo Intini, pubblicato da Baldini+Castoldi, è una raccolta di ritratti (una quarantina di protagonisti della politica nazionale e internazionale che l’autore spesso ha frequentato assiduamente, in alcuni casi conosciuti in brevi incontri), un’autobiografia, e una riflessione sulla storia del secolo scorso. Con una scrittura chiara ed efficace l’autore, egli stesso uno dei protagonisti della politica italiana (è stato militante socialista, giornalista, direttore dell’Avanti, parlamentare e sottosegretario agli Esteri) ci fa rivivere le figure di Pietro Nenni, Willy Brandt; Giuliano Vassalli, Sandro Pertini, Azeglio Ciampi, Indro Montanelli, Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Wojceiech Jaruzelski, Andrej Sacharov, Nicolae Ceausescu, Willy Brandt, Yasser Arafat e tanti altri. E soprattutto contiene un ricordo personale di Bettino Craxi.
Un libro da leggere: chi è giovane può trovarci la rievocazione di un mondo che non ha conosciuto ma che continua a influire su quello in cui si trova a vivere, i meno giovani possono cogliere l’occasione per ripensare un periodo che merita una riflessione approfondita.
La vicende stesse dell’autore ci mostrano come, con il passare del tempo, la realtà possa mostrarsi in modi differenti. Tra i molti ruoli ricoperti, Intini è stato giornalista e direttore dell’Avanti. Soprattutto, per un certo periodo, è stato considerato il portavoce di Craxi, personaggio demonizzato dal Pci e da parte della sinistra e dalla stampa che alla sinistra faceva riferimento, in primis la Repubblica. Per anni, dopo la caduta del leader socialista che aveva avuto il coraggio di contrapporsi frontalmente al Pci, anche sul piano teorico, si è favoleggiato dell’”oro di Craxi”. Alcuni giornalisti avviati alla carriera proprio da Intini sono diventati intransigenti accusatori del leader socialista e del suo portavoce. Poi è venuta Mani Pulite, che ha segnato la fine di Craxi e di un’epoca, è passato qualche anno, e nel 2001 Intini è entrato a far parte, come viceministro agli Esteri, del Governo Prodi II (17 maggio 2006- 6 maggio 2008) che aveva come architrave il Pd, nato dalla fusione tra i resti del vecchio Pci e della sinistra democristiana, i più feroci nemici di Craxi, il mostro corruttore. Fatte le debite proporzioni, come se in Germania, dopo la caduta di Hitler, nei primi anni Cinquanta fosse andato al governo Joseph Goebbels. Ma l’animo con cui Intimi guarda alle vicende narrate è sereno. E noi possiamo leggerle rifiutando tanto la damnatio memoriae quanto la nostalgia.