La Commissione europea intende cogliere l’occasione della pandemia e dell’ingente quantità di risorse programmata allo scopo di farvi fronte non solo per superare la crisi ma per ridisegnare il volto dell’economia e della società dei Paesi dell’Unione. Un obiettivo ambizioso, che presuppone l’impiego innovativo di uno strumento che esiste già: i Centri Europe Direct, dai quali i cittadini potranno ottenere informazioni sulle opportunità che via via si presenteranno: dovrebbe così colmarsi un vuoto che finora ha nuociuto al processo di integrazione e al rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni comunitarie. Perché spesso, soprattutto in Italia, i cittadini lamentano una certa distanza dell’Europa verso i territori locali. Senz’altro l’Europa stessa ha delle responsabilità, dovrebbe investire di più sulla comunicazione, sui media e fare in modo che le informazioni siano capillari ed arrivino fin nelle periferie. Le istituzioni e la politica inoltre dovrebbero giocare un ruolo attivo, occorrono competenze e visione per produrre sviluppo sul territorio attraverso gli strumenti che l’Unione europea mette a disposizione.
I Centri Europe Direct hanno appunto l’obiettivo di operare come intermediari tra l’Unione europea e i cittadini, offrono un servizio che aiuta a trovare informazioni attinenti a tutti i dell’Ue: politiche, diritti, mobilità, studio, lavoro, volontariato e finanziamenti. Promuove attivamente il dibattito locale e territoriale, anche nelle scuole, sulle politiche comunitarie e sul funzionamento degli organi istituzionali dell’Unione europea.
Come assessore del Comune di Genova con delega, tra le altre, ai rapporti con l’Europa, negli anni 2017/2019, ho da subito ricercato, all’interno dell’ente, il personale con le competenze necessarie per acquisire finanziamenti europei che consentissero di realizzare progetti, con un costo per la città pari a zero. Per far ciò mi sono anche avvalsa del supporto del Centro Europe Direct all’interno del Comune e del Centro in Europa.
Con il Centro Europe Direct e con il Centro in Europa abbiamo avviato una campagna istituzionale di sensibilizzazione al voto per le elezioni europee del 2019, animando nel territorio una molteplicità di incontri e chiudendo la campagna Stavoltavoto a Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova, con un evento pubblico patrocinato dall’Ufficio del Parlamento europeo e dalla Rappresentanza della Commissione europea a Milano. Da questo incontro, svoltosi il 27 marzo di quell’anno, è stato tratto l’e-book “Un messaggio per l’Europa”, che include la testimonianza di una ventina di soggetti che intervennero in rappresentanza delle istituzioni e della società civile genovese. Ricordo anche il mio intervento all’incontro pubblico sul tema “Donne e Politica” organizzato dal Centro in Europa nell’ambito della campagna dell’Ufficio di Milano del Parlamento europeo “L’Europa è per le donne”.
Il primo maggio di quest’anno inizierà una nuova fase di attività dei Centri Europe Direct, che si protrarrà fino alle fine del 2025, a seguito di una selezione operata dalla Commissione europea sulla base di un bando pubblicato lo scorso anno. Nati ormai alcuni decenni fa con altre denominazioni (InfoPoint Europa, Antenna Europe Direct, Centro d’Informazione Europe Direct) e presenti in tutta la Ue, in questa fase i “Centri Europe Direct” sono chiamati a “promuovere attivamente e in modo continuativo la partecipazione dei cittadini allo scopo di rafforzarne il senso di responsabilità nei confronti del progetto europeo”. Il loro obiettivo, sempre secondo le indicazioni della Commissione europea, deve essere di permettere ai cittadini “di compiere scelte consapevoli sul futuro dell’Ue partecipando a pieno titolo al processo democratico europeo”. In che modo? Organizzando attività di informazione e coinvolgimento dei cittadini stessi.
Gli esiti del bando, resi noti questo mese, hanno visto in Italia molte riconferme, tra le quali quella del Comune di Genova e qualche novità, per un totale di una quarantina di centri.
Rispetto alla programmazione precedente, i Centri avranno un ruolo più ampio di informazione e dialogo con i cittadini, i media locali, le scuole e le altre reti di assistenza sostenute dalla Ue. Al Centro di Genova è stato riconosciuto anche il ruolo di “hub” per la Conferenza sul Futuro dell’Europa di prossima apertura (9 maggio). In sostanza, la Commissione chiede a questi centri non solo di promuovere la conoscenza della piattaforma multilingue attraverso la quale tutti possono prendere parte alla discussione ma anche di suscitare la più ampia partecipazione, attraverso l’organizzazione di eventi da parte di tutti i soggetti locali, meglio ancora se non si tratta solo dei “soliti noti” appassionati di Europa. La sfida è insomma quella di coinvolgere il maggior numero di persone in questo grande esercizio di democrazia.
La nuova rete diffonderà inoltre altre importanti novità dello scenario europeo.
Il principale è il piano straordinario dell’Unione Europea Next Generation Eu, cioè “Europa di Nuova Generazione” e il Recovery Fund che ne rappresenta soltanto una parte. L’obiettivo della Commissione è molto ambizioso: non solo riprendersi dalla pandemia ma cogliere l’occasione per ridisegnare il volto dell’ economia e della società europee. Come è noto, le risorse finanziarie sono imponenti, 750 miliardi di euro per il rilancio dell’economia, dei quali 209 per l’Italia, che è la prima beneficiaria.
Ora il Piano nazionale di ripresa e resilienza del nostro Paese è in dirittura d’arrivo (perlomeno nella sua presentazione alla Commissione, cui spetta il compito principale di valutazione) e contiene una sfida davvero ambiziosa di stimolo alla crescita e, soprattutto, di attuazione di riforme strutturali. Non va dimenticato però che sta prendendo il via anche la programmazione 2021-2027 del bilancio europeo, che contiene numerosi altre opportunità di finanziamento, a cominciare dai Fondi strutturali e di investimento, il programma per la ricerca Orizzonte Europa e molti altri.
Viviamo davvero un momento di svolta. Spetta alle istituzioni in primis, ma anche a tutti gli attori pubblici e privati, e ai cittadini nel loro complesso, far sì che la scommessa di aprire una “Nuova Generazione” nella vita della Ue sia vinta. Anche il Centro in Europa, che all’informazione preferisce la riflessione sui temi europei, sta per pubblicare un nuovo numero della sua rivista, nel quale parlamentari europei, docenti universitari e di scuola, imprenditori e professionisti cercano di rispondere alla domanda: “Quale modello di sviluppo, dopo la pandemia?”