In Italia sette bambini su dieci vorrebbero suonare, ma solo due riescono a farlo a causa delle condizioni economiche e sociali delle loro famiglie. Perdono così la possibilità di sviluppare abilità che solo la musica può stimolare: competenze cognitive, non-cognitive e socio-relazionali. «La possibilità di diventare persone migliori» dice Lara Camia presidente di Trillargento, realtà che quest’anno festeggia il decennale dalla fondazione e che ogni anno coinvolge circa 300 tra bambini e ragazzi con particolare attenzione per chi vive in stato di deprivazione sociale e i disabili in orchestre, cori e altri progetti musicali di gruppo.
Proprio per i dieci anni di vita, l’8 e il 9 giugno a Genova è in programma “Fortissimo” festa internazionale delle orchestre giovanili inclusive: concerti con 270 bambini e ragazzi provenienti da quattro paesi (Italia, Grecia, Cipro e Svezia).
Un percorso iniziato dieci anni fa dopo la folgorazione che hanno avuto Camia, Elena Gritti e Matteo Guerrieri (attuale direttore artistico di Trillargento) dopo aver ascoltato l’orchestra Simon Bolivar ospitata dalla Gog, Giovine Orchestra Genovese, realtà che porta a Genova il meglio della musica classica e da camera in città. Dal 1975 il sistema nazionale delle orchestre giovanili e infantili del Venezuela ha concretizzato il progetto sociale e musicale ideato e progettato dal maestro Josè Antonio Abreu con bambini e ragazzi delle favelas, dei quartieri più poveri e degradati di Caracas e dell’intero Paese.
«Lavoriamo In stretta relazione innanzitutto con le scuole e altri soggetti sociali del territorio − spiega Camia − e abbiamo un programma di borse di studio che permette l’accessibilità e la frequenza agevolata appunto a ragazzi e bambini che vivono in contesti di fragilità. C’è poi tutto un percorso per bambini con disabilità che vengono inseriti in tutte le orchestre e che ovviamente hanno percorsi personalizzati e attenzioni speciali con educatori che li seguono insieme agli insegnanti, ma l’ottica è proprio quella di un’integrazione nell’orchestra, quindi non è un progetto speciale per persone con disabilità, ma è un progetto di inclusione. Dieci anni fa, a Genova, è nata una scintilla: il desiderio che la musica potesse essere davvero di tutti, soprattutto dei bambini e ragazzi che spesso restano ai margini. Siamo partiti in tre, con 36 bambini e una convinzione profonda: che la musica potesse diventare casa, occasione, rivoluzione gentile. Da allora abbiamo incontrato migliaia di giovani e costruito non solo orchestre, ma relazioni, fiducia, comunità. La cosa più preziosa? Vedere i sorrisi di chi si sente finalmente visto, ascoltato, applaudito. Sentire una madre dire: “Da quando suona, mio figlio ha ricominciato a sperare”».
Come sopravvive un progetto come Trillargento? «Viviamo soprattutto di bandi e appunto l’obiettivo nei prossimi anni sarà quello di sviluppare sempre di più anche la componente fundraising da privati. Questo Festival per esempio è stato sostenuto anche da aziende e questa è un po’ diciamo la strada che consente a questi progetti di svilupparsi e di esistere proprio perché ogni bambino ha una borsa di studio, quindi più o meno grande a seconda della sua condizione familiare e ciò richiede una serie di risorse che vanno reperite per garantire innanzitutto la qualità, quindi insegnanti formati, percorsi rigorosi e personalizzati e tutto quello che di meglio si può offrire perché proprio un punto fondamentale del progetto è che noi ci rivolgiamo a tutti, vogliamo essere accessibili e con particolare attenzione a coloro che normalmente sono esclusi da questo tipo di esperienze, ma la proposta che offriamo vogliamo che sia la migliore possibile proprio perché se no non c’è davvero sviluppo, non c’è davvero promozione umana se proponessimo un percorso di serie B».
Sul sito di Trillargento ci sono diversi canali per fare anche donazioni online, e durante il Festival, a teatro in particolare, ci sarà anche la possibilità di contribuire. Maggiori donazioni consentirebbero anche di smaltire la corposa lista d’attesa (circa 100 bambini) e mantenere alto il livello del progetto. In più l’idea sarebbe di strutturarsi anche con un’orchestra professionale composta dai ragazzi più grandi. Nel coro polifonico sono anche presenti degli adulti.
«Speriamo davvero di appassionare e di accendere una luce sui programmi musicali e su quanto la musica e l’arte possano impattare sullo sviluppo armonico e completo dei bambini» aggiunge Camia.
Le orchestre saranno diverse, divise per fasce d’età con un repertorio variegato. Per il programma dettagliato cliccare qui. Non solo musica, ma prevista anche una tavola rotonda ‘Qualità musicale e inclusione. L’impatto della musica d’insieme per lo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo di bambini e ragazzi’.
Tra le sedi dei concerti anche il Teatro Ivo Chiesa. Il direttore del Teatro Nazionale di Genova Davide Livermore dice: «Un momento bellissimo di sinergia cittadina, l’orchestra stimola il senso di responsabilità e di partecipazione, di democrazia. Significa saper tacere e saper accompagnare, è portatrice di un pensiero di comunità e diversità. La musica mette insieme l’umanità ed elimina i confini».
Anche Palazzo Ducale è sede dei concerti. La direttrice Ilaria Bonacossa dichiara: «La nostra missione è portare cultura e creare cittadinanza. Questo progetto la incarna alla perfezione. La musica non deve essere privilegio di pochi, ma diritto di tutti. Un’occasione di stare insieme e ascoltare musica di qualità».
Pietro Borgonovo direttore artistico della Gog, evidenzia un altro aspetto: «La musica richiama il verbo ascoltare. Trillargento insegnare ad ascoltare suonando. Un valore grandissimo cerebrale e umano. Suonare è complesso, ma non basta, per suonare insieme devi suonare e ascoltare. C’è da rispettare il tempo, degli automatismi, è un grande lavoro mentale. Nel mondo di oggi c’è grande bisogno di saper ascoltare».
A finanziare l’evento Fondazione Carige con 17.200 euro.
Per partecipare ai concerti è necessario prenotarsi a partire dal 26 maggio sul sito trillargento.org.