Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha convocato le associazioni datoriali dell’indotto dell’ex Ilva per un incontro al Mimit, lunedì 26 maggio alle 16.30. Nella riunione verranno affrontate le conseguenze sulla filiera e sulle imprese dell’indotto, per le quali il governo aveva già assicurato nei mesi scorsi i necessari ristori attraverso l’esercizio dell’amministrazione straordinaria, ma che, spiega il Mimit, subiranno anche “ulteriori e forse più gravi ricadute negative a seguito di quanto accaduto” per lo stop all’uso dell’Altoforno 1 imposto dalla Procura. Lo scrive Teleborsa.
Oggi, a Palazzo Chigi, si terrà la riunione con tutte le forze sindacali durante il quale i commissari di Acciaierie d’Italia illustreranno le conseguenze produttive e occupazionali, in particolare il ricorso alla cassa integrazione, mentre Fim, Fiom, Uilm, hanno proclamato 4 ore di sciopero nazionale in tutti gli stabilimenti Acciaierie d’Italia.
«Oggi la rsu di Acciaierie d’Italia di Genova ha deciso di scendere in sciopero nell’ambito della mobilitazione nazionale di 4 ore proclamata da Fim Fiom Uilm per tutto il gruppo – dice Armando Palombo rsu e delegato Fiom Acciaierie d’Italia Cornigliano – Stamattina i lavoratori si sono ritrovati a raccolta presso la portineria per mandare un messaggio di presenza forte e chiaro in concomitanza con l’incontro che si terrà in tarda mattinata tra i sindacati e il Governo a Palazzo Chighi. La situazione è molto grave: dalle informazioni che abbiamo si rischia il raddoppio della cassa integrazione visto che a Taranto è rimasto un solo altoforno funzionante. Rischiamo di pagare un prezzo altissimo per colpe che non sono nostre. Solo su Genova ipotizzare un numero di 400 lavoratori in cassa integrazione anziché 190 sarebbe un disastro e non possiamo rimanere in silenzio».
Domani mattina, giovedì 22, presso i cancelli dello stabilimento di Cornigliano si terrà un’assemblea del personale alla presenza del segretario generale Fiom Michele De Palma. Al centro della discussione il ricorso massiccio alla cassa integrazione e l’incertezza sulle prospettive futuro del Gruppo, la pesante vertenza nazionale sul mancato rinnovo del contratto di lavoro e la partita referendaria .