«Questo Salone del Libro sta andando benissimo, abbiamo uno stand non grande ma molto accogliente e soprattutto molto funzionale e anche rispetto ad altri stand istituzionali eravamo sempre pieni di pubblico perché abbiamo fatto un sacco di eventi, quindi veramente un bell’esordio. Nel fine settimana si attende il maggior flusso di pubblico». Le parole di Fabrizio De Ferrari, presidente della Fondazione De Ferrari Aps sono positive e incoraggianti all’inizio della seconda giornata di fiera a Torino.
I dati nazionali non sono invece buoni, l’Associazione Nazionale Editori ha presentato proprio questa mattina al Salone gli ultimi dati Nielsen sulle vendite dei primi quattro mesi del 2025 con un calo del 3,6% dell’editoria italiana di varia – romanzi e saggi venduti nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione – rispetto allo stesso periodo del 2024, registrando 431,3 milioni di euro di vendite a valore per una minor spesa degli italiani di 15,9 milioni di euro. Il calo a copie è stato del 3,2%: quasi un milione di copie di libri acquistati in meno (975mila) su 29,2 milioni di copie complessive.
La flessione coinvolge tutti gli editori, con gradi di intensità diversi: i grandi gruppi e gli editori con un venduto superiore a 5 milioni di euro di nell’anno precedente perdono l’1,3% a valore, gli editori medi (tra uno e cinque milioni di euro di venduto) il 13,1%, i piccoli (sotto il milione di euro di venduto) il 7,3%.
«La vendita dei libri è in calo − conferma De Ferrari − ne risentiamo anche noi e quindi bisogna ovviare facendo affidamento anche al digitale, facendo affidamento agli e-book e soprattutto, come si dice, ottimizzando la produzione. È in calo ma non così tanto rispetto agli anni scorsi. L’importante sono i contenuti, quindi penso che ma quelli che si fanno hanno un loro perché».
L’unione fa la forza, perché grazie allo stand della Liguria tanti piccoli editori hanno potuto presenziare al Salone: «Stiamo anche parlando di un’associazione», conferma De Ferrari, che ha una storia lunga più di 50 anni: «Il problema adesso, più che altro, è che entrare in questo settore è difficile, perché essendo crisi per l’editoria lo è quindi anche per i distributori. I distributori sono quelli che fanno il collegamento tra editori e librerie. Tendono a viaggiare meno e con cose più sicure, quindi un editore che iniziasse oggi, a meno che abbia dei capitali e un catalogo veramente imponente, fatica anche a entrare nelle librerie. Il problema è questo».
Fratelli Frilli in controtendenza
Chi non perde un Salone da tanti anni, ormai, è Carlo Frilli della Fratelli Frilli Editori, che durante la seconda giornata di Salone è già parecchio soddisfatto: «Ieri, giovedì, c’erano già tantissimi lettori, di solito sono molti addetti ai lavori, tante scolaresche chiaramente, c’erano entrambi ma c’erano anche tanti lettori e quindi siamo favorevolmente impressionati da questa prima giornata, la seconda è iniziata con tutti i più buoni auspici, quindi insomma positivi».
Partecipare al Salone è sempre positivo per Frilli: «Noi quest’anno compiamo 25 anni, credo di averne saltate giusto 5 di edizioni nei primissimi anni che non eravamo ancora ben strutturati. Il Salone è una vetrina straordinaria e si conferma come una grande possibilità di farsi conoscere. Serve sicuramente anche a combattere questi momenti che magari in editoria possono esistere, di flessione di mercato, ma allo stesso tempo il nostro inizio 2025 è stato fortunatamente positivo, quindi insomma una voce fuori dal coro di ottimismo la puoi registrare».
Il fatto di essere riconoscibile per copertine e linea editoriale può essere un vantaggio? «Mio papà Marco Frilli, ahimè da un po’ di tempo scomparso, ci ha tracciato una strada e noi la stiamo seguendo cercando appunto di farlo al meglio delle nostre possibilità. Dall’altra parte però devo dire che ci hanno aiutato molto, ci stanno aiutando molto le nuove tecnologie, quindi ad esempio adesso faccio un esempio su tutti: gli audiolibri stanno aumentando, è vero che oggi parliamo di cartaceo per carità, però gli audiolibri non sono da dimenticare. Questo è un aspetto innovativo che ci ha dato un grosso aiuto, un grosso contributo».