Il Governo ha convocato i sindacati dei metalmeccanici (Fim, Fiom, Uilm, Uglm e Usb) a Palazzo Chigi mercoledì 21, alle 11.30, per un aggiornamento della situazione del gruppo Acciaierie d’Italia. Lo scrive Teleborsa citando fonti sindacali.
Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria nei giorni scorsi ha comunicato ai sindacati la richiesta di cassa integrazione per quasi 4mila lavoratori a causa del dimezzamento della produzione del sito di Taranto. La cig riguarderà anche 178 lavoratori dello stabilimento di Genova. La richiesta dopo che la procura ha disposto il sequestro dell’altoforno 1 per l’incendio sviluppatosi il 7 maggio; l’unico altoforno attualmente in funzione è il 4.
Il tavolo a Palazzo Chigi con i sindacati sull’ex Ilva servirà a “trarre le conseguenze da quello che purtroppo è accaduto e come intervenire perché non vi siano ricadute drammatiche sull’occupazione, sulla filiera e sull’indotto”, ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, dopo la convocazione dei sindacati per mercoledì a margine di Investopia, forum che avvicina Italia e Emirati Arabi, ribadendo che sull’ex Ilva “noi ci siamo e ci saremo sempre”.
«La lotta dei lavoratori – dice il segretario generale Uilm Rocco Palombella – ha scongiurato a gennaio del 2024 la fermata totale degli stabilimenti gestiti da ArcelorMittal, a distanza di un anno e mezzo purtroppo la situazione è diventata di nuovo insostenibile. Come prevedibile, è iniziata la fase delle strumentalizzazioni e dello scarica barile, ma bisogna evitare di far pagare ancora una volta ai lavoratori gli errori degli altri prospettandogli una cassa integrazione a vita».
«Pertanto – esorta Palombella – il Governo deve prendere atto che l’unica strada rimasta da percorrere è quella di interrompere l’inutile e dannosa trattativa di vendita con Baku, poiché gli azeri non hanno mai voluto impegnarsi a mettere risorse di tasca propria. Occorre quindi avviare rapidamente la chiusura dell’amministrazione straordinaria con il passaggio dell’azienda allo Stato attraverso la nazionalizzazione, per il tempo necessario, anche con il supporto di produttori siderurgici italian».
«Con le risorse già previste da precedenti provvedimenti – continua – occorre avviare una reale decarbonizzazione attraverso l’immediata costruzione dei forni elettrici e dell’impianto di preridotto, come previsto dal programma dei commissari straordinari; mettere in sicurezza i tre altoforni e farli produrre fino a quando non entreranno in esercizio i due forni elettrici e non oltre il 2030; avviare tutti gli impianti di laminazione e tubifici rimasti fermi da lunghi anni».