«Tempo scaduto per la nomina dei presidenti dei porti italiani, in una situazione internazionale e dei mercati che richiede per queste posizioni strategiche grande spessore professionale e che, questa volta NO, non possono essere il frutto di una consultazione affrettata del Manuale Cencelli al quale in troppe regioni e città portuali torna la voglia di fare riferimento»
A scendere in campo è il presidente di Federlogistica, Davide Falteri, secondo il quale «è diventata ormai un’emergenza la scelta dei nuovi presidenti dei porti, ma è altrettanto determinante la competenza e la capacità che questi presidenti dovranno avere (e dovrà essere loro riconosciuta) nella definizione e realizzazione di un disegno industriale complessivo che muova certo dai porti ma che traguardi sistemi logistici complessi e quel coordinamento con il mondo industriale e produttivo che sino a oggi non è esistito».
«I tempi lunghi che sta richiedendo il processo di selezione dei nuovi presidenti − aggiunge Falteri − dovrebbero almeno consentire di bypassare un problema che si è posto in più di un porto, generando conflitti e inefficienza: mi riferisco alla contrapposizione fra il presidente e il segretario generale, spesso espressione quest’ultimo di scelte politiche in contrasto con il ruolo di “braccio destro” che proprio il segretario generale dovrebbe svolgere».
Nel pieno di quello che dovrebbe essere un conto alla rovescia per la scelta e la successiva nomina dei vertici di 14 Autorità di Sistema Portuale italiano, Federlogistica scende quindi in campo con due proposte innovative. Da un lato, la definizione e il perseguimento di un disegno industriale che impone la competenza dei presidenti nella valutazione costante delle interazioni fra porto, logistica e industria; dall’altro, una norma che attribuisca al presidente il pieno diritto di scegliere il segretario generale, scongiurando in partenza all’interno delle Autorità di Sistema Portuale quelle contrapposizioni istituzionali che tanti danni hanno prodotto in molti scali marittimi del Paese”.
«La storia dei porti – ricorda Falteri – è costellata di casi in cui i segretari imposti dalla politica sono diventati i primi oppositori dei presidenti. Oggi come non mai in passato, con mercati in rapidissima trasformazione, i porti devono poter contare su team coesi in grado di compiere scelte che non possono più attendere».