Si è svolto questo pomeriggio a Palazzo Tursi di Genova, alla presenza delle sigle sindacali e di una rappresentanza di lavoratori, il tavolo comunale sulla vertenza Ericsson, che riguarda il licenziamento collettivo di otto dipendenti, tra i 50 e i 60 anni, impiegati nel reparto della supply chain, che a livello mondiale conta in tutto 200 lavoratori, per lo più svedesi, cinesi ed estoni, che però non sono stati raggiunti, come gli otto genovesi, dalle lettere di licenziamento.
Durante l’incontro è stato fatto il punto della situazione sui licenziamenti, avvenuti, secondo quanto riportato dai sindacati per motivi di “digitalizzazione” del reparto, nonostante gli otto lavoratori non svolgessero attività legate alla digitalizzazione, e parallelamente al recruitment di personale estero con jobstage e retribuzione superiori. Si tratta di lavoratori altamente specializzati, con oltre 24 anni di esperienza, la cui ricollocazione al di fuori di Ericsson, vista anche la loro età, risulta al momento molto difficile.
Al tavolo è stato ricordato che nel sito di Genova, già gravemente depauperato dopo anni di licenziamenti, dal 2012 il personale si è ridotto da 900 unità alle attuali 350 e che l’azienda, grazie all’accordo di programma proprio del 2012, ha goduto di sostanziosi finanziamenti pubblici, per diverse decine di milioni di euro da parte del MIUR, del MISE, e di Regione Liguria. Inoltre, dal Comune ha ottenuto a suo tempo impegni specifici sulle partite delle opere di urbanizzazione e della messa a regime delle strutture necessari.
«Anche per questi motivi − dichiara l’assessore al Lavoro, Sviluppo economico e Rapporti sindacali Mario Mascia − le modalità con cui l’azienda ha avviato la procedura di licenziamento collettivo è inaccettabile, senza contare che, nel periodo che ha preceduto i licenziamenti, i lavoratori hanno riferito di situazioni di affiancamento con personale estero, demansionamento, estromissioni dalle riunioni con i colleghi all’estero, accessi negati alle caselle di posta elettronica e inviti criptati a non inviare email, fino a quando non sono stati addirittura accompagnati alla porta dalle guardie, senza avere la possibilità di lasciare le loro scrivanie in maniera dignitosa e nemmeno di dare un ultimo saluto ai colleghi di una vita. Purtroppo i lavoratori sono stati già licenziati: una parte di loro ha accettato una conciliazione individuale, con incentivo alla buonuscita, mentre altri impugneranno il licenziamento. Noi abbiamo l’obbligo di richiamare alla responsabilità l’azienda che fa dell’inclusione un fiore all’occhiello della policy e poi di pensare alla loro ricollocazione nel mondo del lavoro, anche perché ci sono voci insistenti che nel 2025 saranno previste nuove procedure di licenziamento qui a Genova, dopo le 27 attivate fino ad oggi, con una media ben poco virtuosa di due all’anno. Ho già provveduto ad invitare a Tursi i due responsabili romani del reparto perché urge chiarezza anche sul piano esuberi».