Si è svolto oggi l’incontro al Ministero del Lavoro per discutere della richiesta di proroga della cassa integrazione per i lavoratori dell’ex Ilva da parte di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, in scadenza il 28 febbraio. La proroga sarebbe per un anno e coinvolgerebbe 3.420 lavoratrici e lavoratori a rotazione.
Fim, Fiom e Uilm sottolineano però di essere in attesa della convocazione del Governo in merito alla procedura di vendita e delle offerte vincolanti di coloro che si apprestano ad acquisire gli asset del gruppo. Lo riporta l’agenzia Dire.
“Come Fiom-Cgil – dichiara in una nota Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil – riteniamo grave che non siamo stati ancora coinvolti nelle trattative per la vendita dell’ex Ilva; vendita che a questo punto mette in discussione il piano di ripartenza. Il Governo sta decidendo da solo senza coinvolgere le organizzazioni sindacali. La Fiom-Cgil ritiene questo un elemento dirimente anche rispetto alla discussione sulla cassa integrazione straordinaria. L’accordo sulla cassa integrazione straordinaria del 26 luglio scorso era vincolato al piano di ripartenza, che è in forte ritardo per i continui problemi di liquidità”.
Secondo Scarpa “Per discutere di ulteriore cassa integrazione occorre dare corso al piano di ripartenza e si deve svolgere l’incontro a Palazzo Chigi per fare chiarezza sul futuro di 10.200 lavoratori diretti, 1.600 lavoratori di Ilva in AS, e 5.000 lavoratori degli appalti. Per la Fiom-Cgil l’accordo di cassa integrazione di luglio scorso era funzionale al piano di ripartenza”.
Il segretario nazionale di Fim-Cisl Valerio D’Alò annuncia: “Abbiamo ribadito che bisogna confermare quanto già realizzato nel precedente accordo e cioè: validità del settembre 2018; la salvaguardia dei lavoratori di Ilva in A.S.; piena applicazione delle rotazioni riconfermando la quota di rimpiazzo nelle turnazioni contrattuali, evitando di norma la sospensione a zero ore, e un’integrazione salariale pari o superiore al 70%”. D’Alò aggiunge che altri temi importanti sollevati durante l’incontro, sono stati stati quello della formazione e gli incentivi all’esodo e sottolinea di essere in attesa della convocazione del Governo in merito alla procedura di vendita e delle offerte vincolanti. “Non siamo affezionati ai nomi o alle nazionalità – precisa il segretario di Fim-Cisl – ma deve essere chiaro al Governo che nessun lavoratore deve essere lasciato indietro, compresi i lavoratori di Ilva in A.S dell’appalto e dell’indotto”.
“L’incontro di questa mattina al Ministero del Lavoro – affermano in una nota congiunta Guglielmo Gambardella, segretario nazionale della Uilm, e Davide Sperti, segretario della Uilm Taranto – è stato complesso per la concomitanza della scadenza della CIGS e la vigenza del bando di gara per la cessione dell’ex Ilva. Durante la riunione, oltre a ribadire la necessità di avere quanto prima la convocazione a Palazzo Chigi per ricevere un aggiornamento sul bando di gara, abbiamo chiesto di creare i presupposti per provare a raggiungere un accordo per la proroga della Cigs. In primo luogo una riduzione del numero massimo di lavoratori interessati, poi la conferma dell’integrazione al 70% della Cigs, il welfare aziendale, nessun lavoratore a zero ore, nessuna dichiarazione di esubero strutturale e la conferma dell’accordo del 6 settembre 2018 che resta la garanzia di tutta l’occupazione esistente in AdI, Ilva in As e dell’indotto. Se acquisiremo questi elementi potremmo avviare la discussione e verificare se ci sono le condizioni per un possibile accordo”.