Nel 2024 circa 25 milioni di chili di miele provengono dall’estero, un aumento del 16% rispetto all’anno precedente. Un prodotto straniero che, denuncia Coldiretti, “arriva in Italia a prezzi stracciati, spesso con l’obiettivo di mettere all’angolo gli apicoltori italiani, esercitando una pressione al ribasso sulle quotazioni di quello tricolore. Ciò si aggiunge alle complicazioni che i produttori italiani già stanno affrontando da diversi anni: quelle legate agli effetti del clima”.
L’ape rappresenta un’eccezionale sentinella dell’ambiente, con una produzione che spesso ne paga uno scotto amaro, come quella di acacia, completamente persa nella stagione 2024 a causa delle piogge anomale e delle temperature troppo basse nel periodo di fioritura.
“Le continue anomalie climatiche – dice Coldiretti Liguria – generano dunque irregolarità nel comportamento delle api e conseguenti deficit di produzione, mettendo già di per sé a repentaglio un settore locale molto pregiato e riconosciuto, grazie alla tipicità dell’entroterra ligure, caratterizzato da paesaggi diversificati che contribuiscono a rendere ogni miele unico e peculiare. A ciò, purtroppo, si aggiunge l’aumento dei costi e il rischio frodi: è di pochissimi giorni fa, infatti la notizia dell’operazione della Guardia di Finanza di Vicenza che ha portato al sequestro di oltre 22 mila chili di miele adulterato o contraffatto proveniente da diversi Stati europei ed extraeuropei, tra cui Romania, Ungheria, Turchia, Cina e Vietnam”.
«La nostra produzione − spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, presidente di Coldiretti Liguria e delegato Confederale – ha un costo che varia dai 6 ai 10 euro al chilo, mentre si trovano mieli in arrivo da Asia o America dove il costo si aggira fra 1 e 2 euro: non è solo una questione di manodopera. Il più delle volte di tratta di un prodotto fake, ossia di miele adulterato, miscela di sostanze zuccherine provenienti da diverse nazioni e con livelli di amido altissimi. Per intenderci, quello sequestrato nel vicentino era composto da amido per oltre il 90%».
I mieli tipici liguri sono il miele millefiori, quello di acacia, castagno, erica, melata e tiglio. In media una singola ape visita circa 7000 fiori al giorno, ma non va dimenticato che ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele. In Liguria ci sono circa 30.000 alveari e nuclei, di cui il 70% è composto da alveari commerciali, la restante parte per autoconsumo.
«La produzione dell’entroterra si distingue per la sua biodiversità: per difendere e salvaguardare il lavoro dei nostri apicoltori è fondamentale che il consumatore sia ben consapevole degli strumenti che ha a disposizione per verificare la provenienza e la qualità di ciò che acquista − aggiungono Boeri e Rivarossa −. Per evitare di consumare miele di bassa qualità proveniente dall’estero e per supportare i circa 75.000 apicoltori italiani, di cui 2.500 liguri, è fondamentale prestare attenzione all’origine riportata sull’etichetta o, se possibile, rivolgersi direttamente ai produttori locali, come nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica».