“Ivrea-guida alla città di Adriano Olivetti” di Marco Peroni (Edizioni Comunità) contiene quattro itinerari d’autore con mappe, immagini d’epoca, documenti d’archivio, schede tecniche degli edifici, racconti, personaggi, aneddoti: tutto quello che serve per scoprire Adriano Olivetti e la sua città.
“Olivetti – scrive l’autore nell’introduzione – trasformò la sua città in un vero e proprio laboratorio per la Comunità di tipo nuovo, alternativa e superiore all’ideologia capitalista e a quella socialista. E così, oggi, ogni edificio rappresenta il testimone di quella tensione visionaria e riformatrice”.
Alla lettura di questo libro si potrebbe accompagnare quella di “Adriano Olivetti, un italiano del Novecento” di Paolo Bricco pubblicata da Rizzoli (vedi qui), biografia densa e documentata del visionario imprenditore di Ivrea.
Per Adriano Olivetti, spiega Bricco, la bellezza degli edifici, la cui progettazione fu affidato ad architetti come Gardella, Figini, Pollini, Cosenza, era da mettere in relazione a una concezione sociale anticipata negli anni Trenta e riformulata successivamente.
Bricco riporta un passo significativo del discorso pronunciato da Olivetti all’inaugurazione del nuovo stabilimento a Pozzuoli nel 1955: «La fabbrica di Ivrea pur agendo in un mezzo economico e accettandone le regole ha rivolto i suoi fini e le sue maggiori preoccupazioni all’elevazione materiale, culturale, sociale del luogo ove fu chiamata ad operare, avviando quella regione verso un tipo di comunità nuova ove non vi sia più differenza sostanziale di fini tra i protagonisti delle sue umane vicende, della storia che si fa giorno per giorno per garantire ai figli di quella terra un avvenire, una vita più degna di essere vissuta». La bellezza – dei prodotti come delle fabbriche, dei negozi, delle case per i lavoratori – era radicata nella visione che Adriano aveva dell’impresa e della società.