Un tecnico del Comune neopensionato e un esponente del terzo settore. Il vicesindaco di Genova e, da oggi pomeriggio, sancita la decadenza di Marco Bucci, ufficialmente facente funzioni da primo cittadino, Pietro Piciocchi, un po’ a sorpresa ha presentato in consiglio comunale i due nuovi ingressi nella sua giunta, entrambi “esterni”.
Si tratta di Ferdinando De Fornari, già direttore dell’area Infrastrutture e opere pubbliche, e di Enrico Costa, presidente del Ceis (Centro di solidarietà) di Genova.
I nomi erano circolati negli ultimi giorni, ma non erano ancora stati confermati. Lo riporta l’agenzia Dire. E che l’ufficialità sia arrivata per prima in sala Rossa, viene fatto notare in ambienti vicini al vicesindaco reggente, è un segnale che vuole caratterizzare da subito il nuovo corso.
Ai due nuovi ingressi si affianca un più complessivo rimpasto di deleghe tra gli altri assessori, necessario anche dopo l’addio per il consiglio regionale di Matteo Campora.
De Fornari, di fatto, continuerà a occuparsi delle materie di cui era dirigente apicale a Palazzo Tursi e avrà le deleghe a Lavori pubblici, grandi opere strategiche, manutenzioni, partenariati. Per Enrico Costa, invece, inevitabile la delega alle Politiche sociali, famiglia, giovani, terza età e disabilità.
Le motivazioni
«I nuovi assessori sono stati scelti in base a un criterio che privilegia il merito e la qualità delle persone − afferma Piciocchi a margine del consiglio comunale che ha sancito la sua investitura da facente funzioni da primo cittadino − sono due profili altissimi per capacità, per onestà, per integrità morale, per conoscenza degli ambiti di cui sono stati chiamati a occuparsi. Sono assolutamente fiducioso che potranno fare un ottimo lavoro». A chi gli fa notare che, quando sono iniziati a circolare i nomi, c’è stato più di qualcuno che ha storto il naso sia in ambito civico comunale che, soprattutto, nella componente totiana del centrodestra, Piciocchi replica: «Ho percepito una maggioranza estremamente coesa, unita al mio fianco su queste scelte. Queste sono scelte civiche: certo, sono civici fuori dalla mischia, persone che fino a oggi non erano ancora entrate nell’agone della politica. Ma se il nostro criterio è quello di allargare anche il consenso nella società civile e attrarre al lavoro nell’amministrazione le migliori competenze della società civile, credo che nessuno possa lamentarsi di queste scelte».
De Fornari sarà al lavoro già da stasera, mentre per Costa la nuova avventura inizierà sabato. «Avevo bisogno di persone competenti, che potessero subito iniziare a occuparsi della materia perché ci lavorano già da anni» aggiunge Piciocchi. tra il rimpasto delle altre deleghe, il vicesindaco reggente si sofferma anche sull’aumento di peso che avrà in giunta la segretaria genovese della Lega, Francesca Corso, che ha ottenuto tra le altre la delega alla Scuola, a scapito di Marta Brusoni, in un riequilibrio tutto interno al Carroccio: «Corso è una persona molto capace e intelligente, fino a oggi secondo me poco valorizzata. E la delega alla Scuola è molto delicata, ho bisogno di qualcuno che ci metta la testa a tempo pieno: sono certo che Corso saprà farlo, anche con la sensibilità di neo-mamma».
Il rimpasto delle deleghe
L’assessora Lorenza Rosso cede le Politiche sociali, ma riceve la delega alla Cultura, prima tenuta dall’ex sindaco Bucci.
Il vicesindaco reggente Piciocchi terrà le deleghe a Bilancio e indirizzi alle partecipate. L’assessore Sergio Gambino (FdI) tiene le deleghe a Sicurezza, Polizia locale e Protezione civile, e ottiene quelle a Mobilità sostenibile e Trasporto pubblico. L’assessore
Mauro Avvenente (Vince Genova), che ha perso la delega alle Manutenzioni, mantiene quella a Decoro della città e centri storcici, e acquisisce quelle ad Ambiente, economia circolare e Amiu.
L’assessora Francesca Corso (Lega) tiene la delega alle Pari opportunità, riceve le deleghe alla Scuola dalla collega Marta Brusoni (Lega) e ottiene anche i rapporti tra la giunta e il consiglio comunale nonché con la Città metropolitana. Brusoni perde la Scuola, tiene i servizi civici e ottiene la delega a Smart city, Intelligenza artificiale e rapporti con IIt.
Per l’assessora Paola Bordilli (Lega), che tiene le deleghe a Commercio, artigianato e tradizioni, arrivano anche le deleghe agli Animali (dalla collega Corso), ai rapporti con i municipi e alla sussidiarietà orizzontale.
All’assessora Alessandra Bianchi (FdI), che tiene le deleghe a Sport e Turismo, arriva anche il Marketing territoriale.
Per Mario Mascia (FI), che resta assessore a Lavoro e Urbanistica, anche la delega a Sviluppo economico sostenibile e Sviluppo e innovazione tecnologica.
Francesco Maresca (FdI), già assessore a Patrimonio e porto, ottiene anche la delega alla Blue economy.
I consiglieri delegati
Ai consiglieri delegati Davide Falteri e Barbara Grosso (Vince Genova), Fabio Ariotti e Alessio Bevilacqua (Lega), Federica Cavalleri (Liguria al centro), Valeriano Vacalebre e Laura Gaggero (FdI), si uniscono i nuovi consiglieri delegati Lorenzo Pellerano (Liguria al centro) per il ribaltamento a mare di Fincantieri, Elena Manara (Vince Genova) per i rapporti con l’Università e Vincenzo Falcone (FdI) per l’evasione fiscale.
Il commiato di Bucci
Marco Bucci ha lasciato il Comune senza discorso ufficiale di saluto in consiglio comunale, nel giorno della votazione dell’ultimo provvedimento che sancisce la sua decadenza da sindaco di Genova, dopo l’elezione a presidente della Regione Liguria. Bucci ha confessato ai giornalisti prima di entrare in Sala Rossa, che voleva «evitare situazioni commoventi e imbarazzanti. Ieri ho provato a leggere il discorso di saluto alla città che sarà diffuso stasera, ma non ce la faccio ad andare oltre la metà: evitiamo queste scene, non è una bella cosa. Non c’è bisogno di piangere, magari qualcuno oggi festeggia e fa canti di gioia». L’ormai ex primo cittadino sostiene di lasciare «un Comune estremamente migliore di come l’ho trovato. C’è un po’ di dispiacere, ma le scelte sono state fatte: non me ne vado, il mio servizio per i cittadini è aumentato. Sono sicuro di aver fatto il mio dovere. Sono sicuro che lasciamo il Comune in buone mani, la giunta porterà a termine tutte le cose che avevamo messo nel programma fino a giugno 2027. Abbiamo tanti progetti ancora a metà: ho estrema fiducia che possano essere fatti bene per dare a Genova ancora più eccellenza e qualità di vita». Dice di non aver un progetto che gli dispiace non aver concluso: «Avrei voluto fare tutto. Non vedo l’ora di poter salire sulla funivia per i forti».
Poi, per l’ultima volta, ha rotto il protocollo del consiglio comunale ed è intervenuto per un rapido saluto all’aula, subito dopo il voto che ne segna la sua decadenza definitiva da primo cittadino. «Non esisto più − scherza mentre il microfono non si accende − il presidente del consiglio mi ha appena detto che non posso più parlare». Poi, augura «buon lavoro a tutto il consiglio comunale e alla città di Genova».
Stretta di mano con il presidente dell’aula, Carmelo Cassibba, Bucci ha lasciato la Sala Rossa con la standing ovation dai banchi della maggioranza, e si è accomodato in tribuna stampa per ascoltare il discorso di chi da ora a quando Genova sarà di nuovo chiamata alle urne farà le sue veci, il vicesindaco reggente Pietro Piciocchi.
Il discorso di Piciocchi
«Il legislatore ha sapientemente previsto che la decadenza del sindaco non comporti alcun immediato arresto nel governo dell’ente. Il ruolo del vicesindaco reggente non è una carica dimezzata, depotenziata, un simulacro del sindaco per il solo disbrigo degli affari correnti». Esordisce così Pietro Piciocchi nel nuovo ruolo di vicesindaco reggente del Comune di Genova, in consiglio comunale dopo la decadenza del sindaco Marco Bucci. «Il primo messaggio che intendo rivolgere ai genovesi e a chi li rappresenta è che desideriamo interpretare il ruolo di un governo cittadino solido, autorevole e credibile che non esiterà ad assumere decisioni importanti per rispondere al superiore interesse pubblico e non rinuncerà ad attuare l’indirizzo politico che gli elettori hanno scelto nel 2022 per questa città. Genova non merita una guida timida, spenta e senza visione».
Poi, ammette di aver ricevuto da Marco Bucci «un’eredità gigantesca che mi carica di responsabilità». Dall’ex sindaco dice di aver ricevuto tre lezioni, «quelle del coraggio, della visone e della fiducia». Poi, prova a delineare alcuni punti che caratterizzeranno il suo operato e parla di valorizzazione della sussidiarietà orizzontale, di lavoro per costruire una città con alta capacità della vita, connessa al mondo e che favorisca il legame con i genovesi che l’hanno resa famosa al di fuori e che tanto hanno da restituirle.
Piciocchi assicura che «saremo incondizionatamente al favore delle grandi opere pubbliche. Su questo non possiamo arretrare, se non al prezzo di condannare la nostra città alla decrescita e all’irrilevanza. Lotteremo per il mantenimento dei servizi nelle delegazioni». E sottolinea che «i genovesi non ci chiedono cose straordinarie, ma di fare bene quelle ordinarie: vogliamo una città bella, ordinata e decorosa», obiettivo per cui chiede «il contributo generoso di tutti» e assicura la massima collaborazione ai Municipi, «nostri avamposti sul territorio».