Sei nel centro di Milano, esci dal cinema, dalla discoteca o dal ristorante che è notte. E non hai l’automobile. Perché trovare un posteggio è un incubo e parcheggiare in sosta vietata può costare caro. Che fare? Puoi cercare un mezzo pubblico o chiamare un taxi. Attendere o spendere anche parecchio. Da fine ottobre c’è una terza soluzione: Wayla. L’ha fondata, insieme ad altri quattro giovani, Mario Ferretti, 27 anni, un genovese che a Milano vive da otto anni. Il nome della startup è un gioco di parole che mette insieme la paorla inglese way con l’espressione milanese ueilà!
Funziona così: al momento della creazione del tuo account Wayla, ti viene richiesto di inserire i dati relativi a una carta del circuito Visa, Mastercard, o American Express. Su questa carta viene caricata ogni spesa relativa a Wayla. Puoi vedere le aree coperte aprendo l’app Wayla, dove sono evidenziate visivamente. Si accede al servizio e si sceglie la destinazione. Il prezzo viene calcolato in base alla distanza e il numero dei passeggeri che condividono il tuo percorso. Più si è, meno si paga. Spendi al massimo 9 euro per qualsiasi destinazione all’interno dell’area operativa, che per ora comprende, a Milano, il centro città all’interno della terza circonvallazione più una parte di Lambrate. Un minibus viene a prenderti. Mostri la prenotazione al driver e sali a bordo per raggiungere la tua destinazione. L’algoritmo di Wayla calcola il percorso. Durante il tragitto la rotta potrebbe deviare per permettere anche ad altri passeggeri di salire a bordo e condividere parte del viaggio con te. Il servizio è attivo dal giovedì alla domenica, dalle 7.30 di sera alle 3 del mattino.
«Appena ci sarà possibile – dichiara Ferretti – amplieremo il servizio all’intera settimana, e all’intera giornata. Per essere sempre aggiornato sulle novità di Wayla basta seguirci sui social e iscriversi alla nostra newsletter».
Quanto c’è da aspettare il vostro minivan?
«Sul tempo medio di attesa, essendo partiti da poche settimane non possiamo ancora tracciare uno scenario preciso. L’obiettivo è espandere prossimamente la flotta in maniera da offrire un servizio sempre disponibile e capillare al massimo».
Ora coprite una parte di Milano, dove volete arrivare?
«Vogliamo andare a coprire tutta Italia. L’azienda è nata nell’ottobre 2023, è operativa da fine ottobre 2024 e in due settimane ha fatto più di 20 mila utenti iscritti. Ora abbiamo 5 minivan, altri cinque arriveranno a breve, amplieremo progressivamente la flotta e i prossimi veicoli saranno tutti elettrici e accessibili ai disabili».
Il vostro servizio assomiglia a quello di Uber?
«Non direi, Uber è simile a Wayla solo per l’interfaccia con l’utente ma è pensato per singoli, come il taxi. Con Wayla si condivide il viaggio con altre persone. Certo, rispetto al taxi ci si mette un po’ di più ma si spende meno. Wayla ti permette di condividere viaggi con persone che seguono percorsi simili o comunque compatibili, così riducendo i costi e l’impatto ambientale. Quando prenoti un posto a bordo di un nostro minivan, al momento di salire a bordo potresti quindi trovare altri passeggeri, oppure durante il tuo tragitto l’autista potrebbe fermarsi da qualche parte per far salire altri utenti a bordo».
Si può prenotare per più di una persona? Anche con un amico che non ha l’applicazione?
«Sì, Wayla promuove e incentiva la condivisione. Quando effettui una prenotazione per la medesima tratta per più di una persona, il nostro algoritmo applica un sostanziale sconto ai tuoi compagni di viaggio. Quello che invece non puoi fare è prenotare un viaggio a cui tu non parteciperai direttamente. Senza la tua presenza e la tua app, non possiamo accertarci della correttezza della prenotazione e dell’identità dei passeggeri. E non si può usufruire del servizio senza scaricare l’app. Ci teniamo a poter identificare chi ha prenotato, anche per tutelare gli altri passeggeri. La posizione dei nostri van è monitorata 24 ore su 24, e nessuna persona non identificata può salire a bordo. Ma a scaricare l’app e impostare l’account ci vogliono meno di cinque minuti».
Avete difficoltà nel rapporto con l’amministrazione locale e temete di incontrare l’ostilità dei tassisti?
«Ci stiamo confrontando con le istituzioni locali, partendo dal presupposto che la collaborazione pubblico-privato milanese ha sempre portato grandi benefici, mettendo i bisogni del cittadino al centro. Per quanto riguarda i tassisti, ci teniamo a precisare che non vediamo concorrenza, perché noi offriamo un servizio diverso, utilizziamo minibus, non autovetture, con un modello di parziale condivisione dei percorsi, e che abbiamo un obiettivo comune: al pari dei taxi, del trasporto pubblico locale, del vehicle sharing e della micromobilità, miriamo a diminuire l’utilizzo dei veicoli privati. In quest’ottica, entriamo inoltre in una fascia oraria attualmente poco coperta e miriamo a una complementarità con i servizi attualmente a disposizione, inclusi i taxi, in città che hanno bisogno di maggiori opzioni disponibili per i cittadini. All’estero, il modello di trasporto condiviso come quello proposto da noi ha dimostrato di funzionare con successo e ha ottenuto ottimi risultati in termini di riduzione del traffico e delle emissioni, offrendo al contempo una soluzione conveniente e sostenibile per gli spostamenti urbani».