In “I tedeschi e la rivoluzione. Una storia” (Donzelli) Heinrich August Winkler ripercorre la storia della Germania dal 1848 al 1989 nel suo rapporto con la democrazia liberale.
Un percorso non lineare che ha come tappe fondamentali eventi rivoluzionari: la rivoluzione del 1848-49, che non era riuscita a raggiungere il duplice obiettivo della libertà politica e dell’unità nazionale, la rivoluzione dall’alto di Bismark e la fondazione del Secondo Reich tedesco, la Repubblica di Weimar e il suo fallimento, la rivoluzione del totalitarismo nazionalsocialista e la presa del potere di Hitler, la rivoluzione pacifica del novembre del 1989 e la riunificazione della Germania.
La caduta del Muro di Berlino, però, non è stata la fine dei problemi ma l’inizio di una nuova era, che richiede alla Germania (e all’Europa) un ripensamento globale di sé e del proprio ruolo nel mondo. Ora l’aggressione russa dell’Ucraina costringe la Germania, che ha sposato in pieno i valori della modernità democratica e liberale, non solo a consolidare l’egemonia di questi valori nei propri territori orientali ma ad uscire dalla condizione (imposta dal suo passato e, per certi aspetti, comoda) di gigante economico e nano politico e collaborare con gli altri Stati europei democratici e liberali a riorganizzarsi, anche sul piano militare, per fare fronte alle nuove minacce che vengono dalle autocrazie orientali.