In una nuova traduzione, torna in libreria con Sellerio almeno una parte dei romanzi di Pelham Grenville Wodehouse (Guilford, Inghilterra, 1881 – Long Island, Usa, 1975) che ha reso il maggiordomo (o, forse più propriamente, valletto) Jeeves un’icona della letteratura umoristica di tutti i tempi. Il primo libro pubblicato è “Alla buon’ora, Jevves” (1934), tradotto da Beatrice Masini.
Questo articolo non è una recensione: pur avendo letto e riletto chissà quante volte “Alla buon’ora Jeeeves”, come del resto tutto ciò che di P. G. Wodhouse è stato pubblicato in Italia, non abbiamo ancora letto il libro edito da Sellerio, tranne la prefazione di Masini. E anche se l’avessimo fatto, difficilmente avremmo potuto aggiungere qualcosa di nuovo a ciò che si è già scritto in proposito.
No, questo articolo è una segnalazione, dettata dal compiacimento del fatto che torna uno dei capolavori di Wodhouse e altri ne seguiranno: la casa editrice di Palermo ha avviato la pubblicazione di almeno una dozzina di romanzi.
Quanto a Wodhouse, rimandiamo alla prefazione di Masini. Ci limitiamo a osservare – e in un certo senso a mettere in guardia – che per cogliere l’umorismo strepitoso dello scrittore inglese bisogna essere capaci di abbandonarsi alla sua vena surreale. Abbandonarsi. Con la stessa leggerezza dell’autore. Allora si entra in un mondo dove il profilo psicologico dei protagonisti è appena abbozzato, talvolta seriale, applicato a personaggi differenti, i temi sociali e politici totalmente esclusi, le trovate che imprimono le svolte o concludono la narrazione improbabili, il mondo in cui le vicende si svolgono, in prevalenza quello dell’Inghilterra edoardiana, lontanissimo e, anzi, mai esistito nei termini in cui lo descrive l’autore. Ma la verità, in un’opera d’arte, sta nella sua coerenza interna, non nell’aderenza a modelli esterni. E il mondo di Wodhouse ci trascina proprio per la sua verità e naturalezza: le trovate narrative e le battute (lo scrittore è stato anche prolifico autore teatrale), fluiscono trascinate da uno stile delizioso, e si incastrano a formare ingranaggi perfetti, formando bolle luminose e cristalline in cui possiamo trovare momentanea felicità.
Pelham Grenville Wodehouse ha scritto più di cinquanta romanzi, trecento racconti e una ventina di opere teatrali: novantasette libri. Una guida alle edizioni italiane – numerosissime, buone, meno buone e alcune pessime, della sua produzione possiamo trovarla nella rivista in rete “Il Covile” (vedi qui: )
Concludiamo con un auspicio. Non sappiamo quali altri romanzi dell’autore inglese saranno pubblicati da Sellerio, né come verranno curati. Ci giunge notizia che vecchi scrittori inglesi come Agatha Christie e Ian Fleming vengono censurati, almeno nel loro paese e negli Usa. Il mondo che descrivono e il loro stesso modo di esprimersi risultano insopportabili alla cosiddetta “cancel culture”. Speriamo vivamente che Sellerio tenga al riparo le sue pubblicazioni da questa ondata di idiozia. L’opera di Wodhouse non solo ne sarebbe deturpata: perderebbe il suo stesso fondamento: che è l’indifferenza giocosa verso i luoghi comuni, intellettuali, politici, sociali, è l’anticonformismo, diremmo oggi, cioè il contrario del plumbeo bigottismo del politicamente corretto.