Nell’ottobre 2022, pochi giorni dopo essersi insediato, il Governo Meloni, costretto a fare i conti con la realtà, deve ammettere che il Superbonus 110 – uno dei provvedimenti più insensati e costosi presi in Italia nel dopoguerra – in vigore da due anni, non è gratis, come si era detto, ma è già costato allo Stato una sessantina di miliardi e bisogna correggere la rotta «È costato duemila euro a ogni italiano, anche a un neonato» dice la premier. Il Superbonus 110, voluto da M5S, era stato votato da tutte le forze politiche. E Conte che, stando all’opposizione, è libero di fantasticare, replica: «C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel ragionamento della premier. Io non ho mai detto che il Superbonus era una misura che non costava niente: è gratis per le famiglie, non per lo Stato».
Il fatto che Conte nasconda che lo Stato non ha soldi suoi, ha i nostri soldi, che i suoi debiti sono nostri debiti, a cui noi dobbiamo fare fronte, la dice lunga sulla statura di questo politico e sul suo partito. Ma, per la verità, l’ex presidente del consiglio voluto da un comico non è l’unico a parlare di spese gratis. Quella di distribuire risorse facendo passare il messaggio che non ci sono costi per nessuno è una tendenza costante della nostra politica, negli scorsi anni contrastata solo dal Governo Monti. Ed è l’oggetto del saggio di Veronica De Romanis, “Il pasto gratis. Dieci anni di spesa pubblica senza costi (apparenti)”, edito da Mondadori.
Il titolo del libro di De Romanis riprende una delle frasi più famose della storia del pensiero economico, attribuita a Milton Friedman, secondo la quale ogni volta che una persona mangia gratis, qualcun altro, consapevole o meno, gli sta pagando il pranzo. (Vedi M. Friedman, There’s No Such Thing as a Free Lunch, Chicago, Open Court, 1975; trad. it. Nessun pasto è gratis: un premio Nobel contro la degenerazione della società assistenziale, Torino, Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi, 1978).
“Non è un saggio sulla recente storia economica dell’Italia – spiega l’autrice – né, tantomeno, sulla spesa pubblica complessiva. Bensì su un metodo. Quello adottato da chi cerca di guadagnare consenso raccontando la favola del pasto gratis. Il filo conduttore, dunque, non riguarda la quantità della spesa italiana (…) ma il modo in cui gran parte di essa è stata presentata agli elettori, ossia senza costi. Un imbroglio, al punto che spesso ha prevalso l’irresponsabilità, un vizio bipartisan non riconducibile a uno specifico indirizzo politico”.
A questo vizio hanno ceduto tutti gli ultimi governi, sia pure in misura diversa. Il governo Renzi con gli ottanta euro, il governo Conte I con il Reddito di Cittadinanza e Quota 100, il Conte II con i suoi bonus, anche il Governo Draghi, che ha dovuto fare i conti con la maggioranza che lo sosteneva. E l’esecutivo diretto dalla giovane presidente, che non è riuscito a effettuare una vera spending revew e a imprimere una svolta reale nell’impostazione del bilancio dello Stato. (“Dal 2013 tutti i partiti si sono misurati con responsabilità di governo. E tutti, indistintamente, hanno proposto pasti gratis. Gli italiani li hanno velocemente premiati, ma anche velocemente abbandonati per votare un pranzo ancora più ricco. Il filo conduttore che ha accomunato queste politiche è stato far credere ai cittadini che le misure adottate non avessero costi (…) E invece il costo da pagare c’è e si chiama debito pubblico”).
Il bello, si fa per dire, è che gli italiani i conti di casa loro sanno farli benissimo. Ma molti di noi non sono consapevoli del fatto che anche i conti dello Stato sono nostri e dobbiamo pagarli noi. Cosa si può fare?
Secondo De Romanis “Le due parole d’ordine sono informazione, ovvero un ruolo importante di chi fa comunicazione, che deve pressare i politici e chiedere quanto costa una misura. E formazione: i cittadini debbono sapere di cosa stiamo parlando, debbono avere una base di contabilità nazionale e non mettere la testa sotto la sabbia. Se ti dicono che ti danno un bonus, il cittadino deve chiedersi quanto costerà e chi pagherà, al pari dei comunicatori che devono interpellare la politica. Altrimenti è un altro pasto gratis che alimenta solo il debito”.
Informazione, formazione. Vuol dire media, scuola… Un programma alquanto vasto. Il miraggio del pasto gratis potrebbe svanire in seguito a una reazione dei mercati. Con questo debito pubblico l’Italia è così fragile che in una situazione di crisi globale potrebbe precipitare nel caos finanziario. E sarebbe costretta ad adottare misure severe come a suo tempo la Grecia, e a cambiare rotta. Ma come possiamo augurarcelo? A parte il fatto che a pagare i costi di crisi, guerre, rivoluzioni sono sempre i più deboli, non è detto che una crisi ci renda consapevoli dell’inganno del pasto gratis: potrebbe essere vista come il risultato di un complotto dei “poteri forti” – Buildenberg, Trilateral Commission, l’immancabile Soros, Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft, i burocrati di Bruxelles, c’è da scegliere – e faccia emergere un nuovo Dulcamara.
E allora non resta che impegnarsi, ciascuno nel proprio campo, per diffondere consapevolezza e razionalità. Non solo in materia economica: a nostro avviso, il pensiero magico che nasconde i costi della spesa pubblica ostacola i progressi nell’agricoltura, nell’alimentare, nella medicina, nella produzione di energia continua e indipendente dalle condizioni ambientali, nella quinta generazione delle reti mobili.