“Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati”.
Così il governatore Giovanni Toti nella memoria consegnata ai pubblici ministeri al termine dell’interrogatorio durato otto ore tenutosi nella caserma della Gdf a Molo Giano, nel porto di Genova.
“Ogni dazione di denaro è stata accreditata con metodi tracciabili e rendicontata – ha spiegato -. Del pari tutte le spese sostenute sono state rendicontate e pubblicizzate in termini di legge e anche oltre. I bilanci e i rendiconti sono stati (e sono ancora) pubblicati sui siti internet delle organizzazioni politiche a mio sostegno”.
Il governatore, agli arresti domiciliari nella sua casa di Ameglia dal 7 maggio, aveva deciso di non rispondere al giudice per le indagini preliminari nell’interrogatorio di garanzia e di non ricorrere al riesame e aveva chiesto, attraverso il suo avvocato Stefano Savi, di essere sentito dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde per spiegare le sue ragioni. Ieri a corredo dell’interrogatorio investigativo ha depositato una memoria di 17 pagine.
Nelle documento Toti rimarca come nell’ordinanza di custodia cautelare “così come nell’intero impianto accusatorio si analizza solo una limitatissima parte dei rapporti tra amministrazione, Presidente, e mondo del lavoro e delle imprese. E di tale limitatissima parte si fa paradigma per tutto il resto”.
“Al contrario, l’atteggiamento e l’animus dei rapporti e dei contesti analizzati – aggiunge – dovrebbe invece essere esaminato e interpretato alla luce della generalità e molteplicità dei rapporti di un lunghissimo periodo”. Lo scrive l’Ansa.