«La pesca marittima e l’acquacoltura possono e devono trasformarsi in valore aggiunto per l’economia di un Paese che vanta oltre otto mila e trecento chilometri di costa ma il salto di qualità per un settore ittico moderno e competitivo non può prescindere da una vera e propria rivoluzione culturale sull’economia e sulla crescita blu». Così il vicepresidente della Regione Liguria, Alessandro Piana, vede il futuro dell’acquacoltura in Liguria e in Italia. Sull’argomento Piana è intervenuto nella diretta Linkedin di Liguria Business Journal del 21 febbraio scorso (qui il collegamento).
Secondo Piana «Il salto di qualità per un settore ittico moderno e competitivo non può prescindere da una vera e propria rivoluzione culturale sull’economia e sulla crescita blu. La sfida più difficile è coniugare sostenibilità e remuneratività economico-imprenditoriale e sociale, posto che molte comunità costiere dipendono dalle attività legate alla piccola pesca.
Le nostre azioni regionali e quelle statali sono votate a:
responsabilizzazione imprenditoriale delle imprese di pesca;
semplificazione della governance per il settore dell’acquacoltura;
supporto alla pesca locale, se ad alto valore aggiunto e inserita in un cluster di economia marittima;
promozione di contratti di filiera che valorizzino la produzione in un’ottica di crescita imprenditoriale ed economica;
migliore definizione del ruolo dei mercati;
valorizzazione del prodotto tramite certificazione, tracciabilità, identificazione e, più in generale, informazione al consumatore;
promozione del prodotto, anche per un migliore conoscenza da parte del consumatore;
ricerca e lo sviluppo, specialmente nelle nuove tecnologie, nella digitalizzazione e nei processi organizzativi».
Queste le linee guida regionali:
Azioni regionali:
Azione 1. Realizzazione Linee Guida (macro-obiettivo 1 Pnsa Italia)
Il triennio 2023-2025 sarà dedicato alla realizzazione di specifiche Linee Guida per l’acquacoltura che favoriscano il pieno sviluppo del settore.
Azione 2. Individuazione delle Zone destinate all’acquacoltura (Aza)
attraverso le seguenti fasi:
Analisi iniziale di settore: censimento e geo-localizzazione delle realtà di acquacoltura presenti sul territorio, sistemi di allevamento, specie allevate, produzioni, infrastrutture, logistica, ecc..
Analisi vincoli e usi e aree libere: si procederà all’aggiornamento della “Carta di vocazione alla maricoltura ligure” attraverso una rivisitazione dei vincoli e gli attuali usi e verranno nuovamente aggiornate le aree marine libere potenzialmente idonee per lo sviluppo di attività d’ acquacoltura.
Consultazione con i portatori di interesse: Il processo decisionale che porta alla zonazione delle Aza è coordinato dalla Regione, dalle Autorità di Sistema Portuale e dai Comuni costieri delegati, che congiuntamente attivano le consultazioni con i portatori di interesse. Il processo consiste in una ampia e continua interazione e confronto con i portatori di interesse pubblici e privati sul percorso e le proposte di pianificazione. La mappatura dei portatori di interesse è una precondizione al processo di consultazione per la pianificazione spaziale.
Analisi criteri di idoneità: verrà effettuata una vera e propria zonazione attraverso la valutazione dei parametri oceanografici, ambientali e logistici che maggiormente influiscono sull’idoneità delle zone individuate; al termine di questa fase verranno redatte le mappe di idoneità o mappe vocazionali.
Azione 3. Individuazione delle Zone destinate all’acquacoltura nelle aree interne. Per quanto attiene il punto 3, con il Feamp 2014-2020 è stata avviata la seguente iniziativa:
Misura 2.47:
Progetto sperimentale volto allo sviluppo dell’acquacoltura nelle aree interne della regione Liguria.
Il progetto si prefigge lo scopo di valutare lo stato di conservazione delle popolazioni di trota autoctona (genere salmo),
presenti nell’area d’indagine, per valutarne la congruità al fine della riproduzione. La mappatura genetica e la consistenza delle popolazioni attualmente presenti nell’area di studio costituirà il primo passo per una corretta gestione della filiera di produzione ittica, volta soprattutto alla valorizzazione dei prodotti gastronomici di montagna e al turismo dei pescasportivi.
Sulla base dei risultati ottenuti, verrà valutata l’idoneità di specifici siti nelle aree interne liguri
Azione 4. Intensificazione delle attività di ricerca scientifica:
Alimentazione efficiente e dal basso impatto ambientale,
Uso responsabile dei farmaci veterinari,
Efficientamento energetico e acquacoltura ad elevata compatibilità,
Effetti dei cambiamenti climatici sul settore dell’acquacoltura e sull’adattamento delle diverse specie ai nuovi scenari mediterranei e globali,
Sviluppo di buone pratiche (biosicurezza, salute e benessere degli animali lungo tutta la filiera dell’acquacoltura),
Innovazione di filiera e sviluppo di nuovi prodotti per le nuove generazioni di consumatori,
Conservazione della biodiversità – acquacoltura da ripopolamento di specie autoctone (soprattutto nelle aree interne).
Nelle ultime settimane, precisa il vicepresidente della Regione, «Abbiamo approvato il piano regionale degli interventi di valorizzazione delle eccellenze del territorio per l’anno in corso con uno stanziamento di 250mila euro insieme al sistema camerale e, per il secondo anno in collaborazione con l’Agenzia regionale di promozione turistica “In Liguria”. Si prosegue pertanto la strada per la creazione di un “sistema Liguria” integrato, che lavori a 360 gradi, nell’ottica di una sempre maggiore visibilità, efficacia e trasversalità alle azioni di marketing territoriale per promuovere la filiera corta, la pesca, il turismo enogastronomico, individuare nuovi canali commerciali e consolidare quelli esistenti. Il contenuto del Piano è stato condiviso con i principali stakeholders del territorio durante due incontri in Regione nel mese di gennaio per garantirne la massima effettività».
Inoltre «Abbiamo anche attivato il bando per la presentazione dei programmi di assistenza tecnica attuati dalle associazioni delle imprese di pesca e acquacoltura a sostegno degli operatori di settore. Con i 160 mila euro stanziati per il 2024 si intende supportare tutta una serie di attività indispensabili come la compilazione trimestrale del data base flotta e le attività di sportello, quelle di divulgazione e di ricognizione per l’ammodernamento dei porti da pesca e del fabbisogno per trasformazione, commercializzazione e diversificazione. Un piano funzionale a promuovere l’economia blu sostenibile ad ampio raggio e la competitività delle imprese, che ha l’obiettivo di avviare tempestivamente la programmazione regionale e adeguare le risorse alle effettive necessità locali».
L’acquacoltura in Liguria
Secondo quanto risulta dai dati forniti dalla Regione, l’acquacoltura è orientata prevalentemente alla produzione di pesci per il 55%, per il 44 % di molluschi e per il restante di crostacei o misti. L’Italia in generale è leader in Europa sulla produzione di trote, orate, branzini, mitili e vongole veraci.
In Liguria la piscicoltura ha una produzione di oltre 800 tonnellate all’anno, quindi oltre il 4% della produzione azionale. Gli impianti di riferimento sono quello della baia di Portovenere (Punta Pezzino), esistente dal 1989, e quello di Genova, a Lavagna, esistente dal 2000 in mare aperto con allevamento di spigole e orate.
Gli impianti di mitilicoltura in provincia della Spezia registrano la seguente potenzialità di produzione:
diga foranea 3000 tonnellate,
Portovenere 500 tonnellate,
Palmaria 700 tonnellate.
Un settore interessante è quello dell’ostricoltura, attiva dal 2012 in Liguria (porto della Spezia e tratto di mare tra Portovenere e Isola Palmaria) che abbiamo valorizzato anche con la promozione e con la prima edizione dell’ Italian Oyster Fest, dedicato all’ostrica “made in Italy”. L’evento è nato dalla collaborazione tra Camera di Commercio Riviere di Liguria, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, Legacoop Liguria e Cooperativa Mitilicoltori spezzini. L’ostricoltura si lega alla storia stessa dello spezzino: l’ostrica veniva coltivata in questo Golfo già nell’Ottocento. I francesi hanno industrializzato la produzione delle ostriche mentre noi lavoriamo ancora a mano e dobbiamo spingere su ricerca e tecnologia, come per esempio lavorare con materiali innovativi.
La Regione Liguria sulla molluschicoltura ha sostenuto le aree con diversificazione della produzione e conseguenti monitoraggi tramite la misura 2.51 del Feamp (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca) con cui abbiamo già messo a disposizione 150mila euro. Un grande progetto, realizzato da Regione Liguria insieme a Arpal, Asl 5, Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria, Val d’Aosta coadiuvati dall’Osservatorio Ligure Pesca e Ambiente, dell’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, Energie e Sviluppo Economico Sostenibile insieme agli stessi mitilicoltori singoli e associati. Crescente l’attenzione al settore nella programmazione del Feampa, il nuovo Fondo Europeo per la Pesca e l’Acquacoltura, che porterà in dote 12 milioni per la Liguria nel periodo 2023/2027.